“Pure Holocaust” è la seconda fatica sulla lunga distanza per gli Immortal, edita sotto l’egida della leggendaria Osmose Productions in quel 1993 che da molti è considerato l’anno d’oro del black metal norvegese, nel quale videro la luce (delle tenebre) alcuni tra i capolavori assoluti del genere (per citarne tre: “Det Som Engang Var”, “Under A Funeral Moon” e “Live In Leipzig”). Dopo l’esperienza con i seminali Old Funeral e la pubblicazione del full length d’esordio – quel “Diabolical Fullmoon Mysticism” ancora fortemente legato alle suggestioni del death metal allora in voga – il duo di Bergen formato da Olve “Abbath Doom Occulta” Eikemo e Harald “Demonaz Doom Occulta” Naevdal (alla batteria è accreditato su questo disco un certo Erik, il cui apporto compositivo è però sostanzialmente nullo) decide di abbracciare senza mezzi termini la “new wave” sonora che l’anno prima era stata codificata dai connazionali Darkthrone, dando vita a quello che a tutti gli effetti si può considerare un “puro olocausto” musicale, nel quale l’elemento fondante è la brutalità più primitiva e feroce. L’opener “Unsilent Storms In The North Abyss” detta le coordinate stilistiche dell’opera, introducendo l’ascoltatore nel regno immaginario di Blashyrkh, dipinto dalle liriche di Demonaz in questo e nel successivo album gemello “Battles In The North”, altra pietra miliare rispetto alla quale “Pure Holocaust” mette però in mostra maggior grezzume e genuina istintualità. Il concept fantasy già distingue i nostri dagli altri gruppi della scena (per inciso gli Immortal si tennero sempre lontani dai fatti legati al black metal che in quegli anni riempivano gli articoli di cronaca nera, pur essendo uno degli acts più “rispettati” del movimento): nessun coinvolgimento con tematiche sataniste o pseudo tali ma la descrizione di un mondo che ricalca le caratteristiche della natura scandinava, nel quale il freddo, le montagne innevate, le foreste oscure ed il buio impenetrabile sono i padroni incontrastati, ad esaltare l’aura tremendamente glaciale della musica. Musica che è quanto di più nero ed aggressivo si potesse concepire, grazie ad un riffing che sublima la lezione di Slayer, Venom e Bathory – velocizzando e portando il tutto alle conseguenze più estreme –, esaltato da un drumming forsennato, con continue cascate di blast beats che si susseguono senza soluzione di continuità. E su questo tappeto sonoro furioso e disumano si staglia lo screaming tagliente di Abbath, che gracchia i suoi versi fuori metrica, creando uno stile personalissimo, quasi più recitato che cantato, che avrà in futuro centinaia di imitatori. Oltre alla song citata, la title track, “The Sun No Longer Rises”, “Storming Through Red Clouds And Holocaustwinds” e la malignamente epica “As The Eternity Opens” sono le punte di diamante di un disco distruttivo, che non arretra mai di un millimetro e non concede nulla alla melodia. Quest’ultima canzone è forse l’unica ad avere una struttura più costruita, che sembra in qualche modo anticipare gli sviluppi che il sound degli Immortal avrà da “At The Heart Of Winter” in poi, con la riscoperta dei mid tempos e di certo thrash ottantiano. Con questo lavoro gli Immortal entrano di diritto nel pantheon del black metal, divenendo gli esponenti forse più intransigenti di un genere musicale che ai tempi era ammantato di mistero e considerato alieno perfino nell’universo metallico. Tra l’altro i nostri sono una delle poche bands storiche ad aver mantenuto costante una certa qualità ed integrità di attitudine, senza sputtanarsi, pur con qualche concessione a pose eccessivamente tamarre che in realtà hanno sempre fatto parte del loro dna. Rispetto a tutto il metal allora in circolazione, anche quello più votato all’estremismo, “Pure Holocaust” andava assolutamente oltre, in termini di violenza ed irruenza esecutiva e non se ne può in nessun caso ignorare l’importanza: “I Am A Demon / A Demon With A Shadowed Face / Entering To My Wintercoffin / Awaiting To See The Dawnless Realms / Staring Into A Ground Of Glass / A Perfect View I Could Failed / Into My Eyes / The Unsilent Storms In The North Abyss”.
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