Secondo disco per i The Ruins Of Beverast sempre sotto l’egida dell’etichetta tedesca Van. E, così come per i Kermania o i Funeral Procession (compagni di etichetta della band in questione), anche qui siamo su livelli assai alti, sia a livello compositivo che di freschezza di idee. Non che la band abbia inventato niente di nuovo, ma ha saputo mescolare elementi vari in maniera personale. I metri di paragone vanno ricercati nel black più malato dei Leviathan (americani), nel depressive di Shining e Forgotten Tomb, ma anche nei My Dying Bride (sentitevi “Soliloquy Of The Stigmatised Shepherd” e poi ditemi). A queste parti più lente si aggiungono quelle più tirate, sempre sulla scia dei gruppi citati, ma anche del classico sound norvegese. Ogni brano è caratterizzato da un’atmosfera plumbea e soffocante, che letteralmente toglie il respiro. In “Blood Vaults…” compaiono, oltre a quanto detto, anche dei cori dal carattere “sacro”, un altro tocco personale in un disco dove ogni forma di luce è bandita. Una voce femminile niente affatto rassicurante e arpeggi funerari aprono “Soil Of THe Incestuous”, apice qualitativo del disco. L’unico difetto dell’album, a mio avviso, va riscontrato nella produzione, troppo bassa per valorizzare appieno questo piccolo gioiello musicale. Interessante anche il layout, scurissimo e realmente inquietante. Un disco che merita senz’altro di essere ascoltato!
Sign in
Welcome! Log into your account
Forgot your password? Get help
Password recovery
Recover your password
A password will be e-mailed to you.