Giungono al sesto full length gli ungheresi Sear Bliss, questa volta (inspiegabilmente) sotto l’egida della potente Candlelight. La band di Andràs Nagy, mente e motore del progetto, attorno al quale ruotano tutti gli altri membri, dai tempi di quel mezzo abominio datato 2004 e rispondente al nome di “Glory And Perdition” ha compiuto, se possibile, ulteriori passi indietro, senza mettere a frutto la grande chance offerta da una casa discografica che ha potuto garantire al gruppo un’esposizione mediatica finora semplicemente impensabile. Il genere proposto dai nostri continua ad attestarsi sulle coordinate di un black sinfonico dalle sfumature vagamente epicheggianti, che sfocia spesso in momenti soffusi e “rilassati”, abbastanza lontani dal metal tout court e più vicini a certi territori “gotici”. Vi sono alcuni pezzi dignitosi, su tutti l’opener “Blood On The Milky Way” e la successiva “A Deathly Illusion”, dall’andamento marziale e vittorioso, sicuramente gli episodi migliori del lotto, grazie anche ad una resa sonora cristallina e potente. Dopo questo inizio abbastanza rassicurante, la qualità del lavoro cala vistosamente ed i limiti in fase di songwriting, che i Sear Bliss avevano già manifestato nel corso degli anni, tornano a palesarsi prepotentemente: brani lunghi, sfilacciati e poco coerenti; diverse influenze costrette a convivere quasi a forza in assenza di un qualsiasi amalgama di base; canzoni insostenibili come l’estenuante “Somewhere”, degna dei peggiori Finnugor, e via di questo passo. Al di là dei gusti personali, i Sear Bliss hanno dimostrato ancora una volta di essere una band destinata ad ingrossare le fila dei gregari, e dopo sei album non ci sono più dubbi che la dimensione del combo sia questa.
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