Gli Hel sono un duo teutonico, già autore nel 1999 e nel 2005 di due buoni album di solido pagan black metal, rispettivamente “Orloeg” e “Falland Vörandi”, vicini per atmosfere e sonorità ai connazionali Helrunar, in grado di attirare le positive attenzioni di pubblico e critica. I nostri decidono oggi, seguendo le orme dei vari Ulver, Borknagar, Finntroll e compagnia, di dar sfogo al loro lato più intimista e riflessivo pubblicando un album interamente acustico. L’esperimento, che in altri casi aveva dato esiti non proprio brillanti, per quanto riguarda gli Hel si può dire sostanzialmente riuscito. Questo “Tristheim” è un lavoro dalla musicalità tenue e flebile, che va a toccare le corde più intime e segrete del sentimento, attraverso pezzi carichi di mestizia e malinconia e dal chiaro sapore folkeggiante. Le trame chitarristiche sono semplici ed affascinanti insieme e fanno da tappeto agli inserti di violino, flauto ed altri strumenti popolari ed “inusuali”. Davvero evocativo il cantato in clean vocals, con molte parti recitate con voce teatrale ed impostata. Il feeling che si respira è oscuro e notturno, tutt’altro che allegro come la cornice folk potrebbe in un primo momento far pensare, intriso, al contrario, di una disperazione sottile e tragica, quasi impalpabile, ma comunque ben percepibile, non dissimile da quella che permea le opere di gruppi quali Myrkgrav e Lumsk, ai quali la proposta dei tedeschi è per certi versi accostabile. Un disco ricco di sfumature che riesce a toccare nel profondo l’ascoltatore che sappia porsi nella giusta dimensione mentale per poter entrare nel mondo onirico e favoloso evocato dagli Hel. Nell’attesa del ritorno al sound originario, “Tristheim” costituisce un’ottima parentesi. Consigliato.
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