I Forest sono uno dei gruppi maggiormente rappresentativi di un certo modo di intendere e suonare black metal in Russia. In compagnia di altre bands quali Temnozor, Vargleide, Raven Dark e Branikald, i nostri hanno creato uno stile precipuo e dalle caratteristiche immediatamente riconoscibili, a livello sia musicale che lirico (e questa è sempre una nota di merito a prescindere dai gusti personali). In questa quarta fatica sulla lunga distanza il sound dei Forest prende corpo nella sua forma più compiuta, grazie a pezzi molto compatti e monolitici che creano un’atmosfera oscura e lunare, ipnotica. La produzione gracchiante e rigorosamente low-fi gioca un ruolo essenziale nel dipingere scenari notturni e gelidi: la sensazione è proprio quella di trovarsi nel bel mezzo di una foresta battuta dalla tempesta nel cuore dell’inverno. Anche il cantato si amalgama alla perfezione con la musica: uno screaming sofferto e aggressivo che è una sorta di strumento tra gli strumenti, l’ululato straziante di un lupo. Il songwriting non brilla certo per originalità, ma non è questa la qualità sostanziale di questo disco che punta tutto sul coinvolgimento emotivo e su un feeling vagamente folkeggiante ottenuto senza l’ausilio di strumenti diversi da chitarra, basso e batteria. Tra le varie songs spicca per qualità “Spilt Be, The Scum Of Blood”, dotata di un riff granitico e sulfureo davvero notevole. I testi sono meno espliciti che in altre occasioni e questa volta sono incentrati soprattutto su una visione estatica e occulta della natura. Da ascoltare.
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