I polacchi Iuvenes sono ormai giunti al loro quinto full lenght e danno alle stampe quello che indubbiamente è il loro lavoro più completo e maturo dal punto di vista compositivo e della consapevolezza dei propri mezzi. Lasciate definitivamente alle spalle alcune asprezze ed ingenuità stilistiche che si portavano dietro dai tempi del debut “Riddle Of Steel” (che tuttavia resta la loro migliore prova in termini di freschezza d’ispirazione), i Nostri ci regalano un ottimo disco di pagan viking epic metal nel quale riescono a fondere a meraviglia la lezione dei maestri Bathory (era “Hammerheart” e “Blood Fire Death”), la potenza e la forza evocativa degli ultimi Graveland, l’attitudine ed il feeling dei tedeschi Falkenbach. Le songs, tutte mediamente piuttosto lunghe, sono assai equilibrate ed i ritmi sono cadenzati e marziali per tutta la durata dell’album; non ci sono accelerazioni di sorta ed anche l’uso delle screaming vocals è stato completamente abbandonato a favore di un cantato pulito ed impostato piuttosto canonico per il genere ma comunque d’impatto e suggestivo. I temi trattati sono quelli consueti: la malinconia del guerriero che ripensa agli affetti perduti, la furia e l’onore della battaglia, l’immortalità dell’eroe. Tutti i pezzi dipingono un’emozione e tratteggiano, con straordinaria forza descrittiva, un quadro che si stampa anche visivamente nel ricordo dell’ascoltatore. Particolarmente efficaci sotto quest’aspetto sono la toccante “Song Of Brave Heart”, celebrativa e dall’andamento medievaleggiante, e la conclusiva “Banners Pulled About By Gale” con un break centrale e finale di una tristezza sconfinata. La produzione nitida e profonda certamente aiuta ad accrescere il pathos e l’epicità dei pezzi e risulta particolarmente azzeccata così come l’uso sapiente delle testiere e della chitarra acustica tipicamente bathoryana. Un disco che raggiunge in pieno i suoi obiettivi.
