Ci sono voluti ben sette anni ai Nifelheim per dare alla luce un successore al buon “Servants Of Darkness”, sette anni durante i quali il tempo sembra davvero essersi fermato per il quintetto svedese capitanato da Hellbutcher, che vede tra le proprie fila la partecipazione di alcuni membri dei più noti Necrophobic. Lo stile proposto dai nostri è infatti sempre legato a doppio filo ad un black/thrash ottantiano di bathoryana memoria, con pochissime variazioni sul tema. Un genere che va preso per quello che è e dal quale non è lecito aspettarsi alcun tipo di cambiamento od evoluzione. I Nifelheim, che hanno dalla loro una grande esperienza (la band è infatti attiva fin dai primissimi anni novanta), trattano con grande sicurezza la materia in questione, plasmando brani convincenti ed assolutamente efficaci, che trasudano da ogni nota dedizione, passione ed un feeling dannatamente old style. Il riffing riesce ad essere sufficientemente cangiante pur nella sua linearità, con un’alternanza tra sferzate violentissime alla Venom, passaggi rocciosi in mid tempos vicini ai primi lavori dei mai dimenticati Merciless e rasoiate black n’ roll care ai Gehennah di “Hardrocker”, senza tralasciare qualche richiamo ai vecchi maestri Slayer ed al thrash di scuola tedesca; non manca neppure qualche influenza heavy, percepibile soprattutto negli assoli, presenti in quasi tutte le songs, melodici e tecnicamente ineccepibili. Sopra le righe anche la prova vocale di Hellbutcher, dotato di un’ugola al vetriolo ed autore di una prestazione davvero graffiante ed intrisa di autentica malignità. “Envoy Of Lucifer” è in definitiva un album completo, grezzo e infernale, partorito da un gruppo che ha ancora molto da dire e, soprattutto, molto da insegnare alle nuove leve. Insieme a “The Devil’s Music” degli Horned Almighty, si tratta probabilmente della miglior uscita nel genere degli ultimi anni.
