Devo confessarlo, ho un debole per i Lunar Aurora, ma ritengo che ogni vero intenditore di black metal non possa esimersi dall’amare alla follia questo gruppo che ha saputo crescere album dopo album fino a costruirsi una dimensione musicale personale e invidiabile, portando un genere, quello sinfonico, a vette di perfezione assoluta finora raggiunte soltanto dagli Emperor di “In The Nightside Eclipse”. Questo nuovo capitolo della creatura Lunar Aurora, edito dalla Cold Dimensions, contiene materiale in realtà composto già da tempo ma non ancora pubblicato per la nota sfiga che perseguita la band tedesca in fatto di rapporti con le proprie labels. Infatti anche il precedente “Elixir Of Sorrow” fu pubblicato circa due anni dopo la composizione dei pezzi ed allo stato non è dato sapere se la Cold Dimensions sia effettivamente la casa discografica dei Nostri e, soprattutto, verso quali lidi sia approdato l’attuale sound del gruppo. “Zyklus” è un concept sulla circolarità del Tempo, sul suo inevitabile trascorrere e, quindi, sull’attesa della morte che verrà, suddiviso in quattro parti, ciascuna dal minutaggio piuttosto sostenuto e dedicata ad un particolare momento della giornata e, di conseguenza, della vita di ogni uomo: mattino, giorno, sera, notte. Benché “Der Morgen” si apra con un’intro atmosferica con tanto di cinguettio di uccelli, nessuna serenità traspare dalla musica dei Lunar Aurora. Ben presto infatti le tastiere si insinuano inquietanti e sinistre corrompendo l’idillio iniziale e sostenendo una sorta di cantilena appena sussurrata che lascia spazio ad un riff davvero da brividi. La song è senza dubbio una delle migliori concepite dal combo tedesco in tutta la sua carriera con un equilibrato alternarsi di violente sfuriate con passaggi più lenti e cadenzati. Il sound delle chitarre è molto alto per tutta la durata del disco come nella migliore tradizione e la voce, una vera litania di morte, si amalgama al tessuto musicale come se fosse uno strumento aggiunto. Anche nei due episodi successivi “Der Tag” e “Der Ubend” questi elementi sono costanti e ben riconoscibili e le songs mantengono inalterato il mood mortifero e oscuro presente nella strepitosa opener. Ottima anche la conclusiva suite “Die Nacht”, perfettamente bilanciata tra parti black e momenti ambient decadenti e suggestivi, con numerosi stacchi e rallentamenti, è un po’ la summa dei mezzi espressivi del gruppo teutonico e della sua capacità di creare atmosfere tetre dal sapore medievale e ancestrale. Un disco per palati fini, forse lievemente inferiore rispetto all’immenso predecessore, ma comunque obbligatoriamente da avere e gustare fino in fondo.
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