Arriva dal Messico il debutto di questi sconosciuti Forest Of Doom, in cui militano o hanno militato diversi elementi di altre bands messicane. Punto di riferimento principale per i nostri è innanzitutto il Burzum di “Hvis Lyset Tar Oss”; in secondo luogo, un po’ tutta la scena sinfonica norvegese meno commerciale di metà anni novanta (Gehenna soprattutto). Il terzetto svolge diligentemente il proprio lavoro, riuscendo a creare delle canzoni piacevoli da ascoltare. Il problema di questo disco, però, è che manca di incisività: le canzoni sono sì gradevoli, ma lasciano ben poco in mente, una volta terminato l’ascolto. Alcune idee buone, per quanto derivative, ci sono (alcuni riff in “Sorrow” per esempio), ma si perdono in una mediocrità generale che non permette ai nostri di emergere dalla massa delle proposte underground in circolazione attualmente. A vantaggio del gruppo va detto che riesce a creare delle buone atmosfere, ma senza osare più di tanto. Un disco del genere avrebbe potuto forse avere qualche possibilità in più un decennio fa, ma oggi le bands sono molto più numerose e, soprattutto, nella maggior parte dei casi, molto più agguerrite di questi messicani. I Forest Of Doom dovranno impegnarsi molto di più nel trovare una propria identità ben definita, altrimenti è prevedibile che non andranno molto lontano. Un disco d’esordio che arrancando riesce comunque a raggiungere la sufficienza e che potrà piacere agli amanti delle atmosfere non troppo ricercate.
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