l black metal sinfonico, genere dal sottoscritto seguito con grande interesse, ha vissuto il suo periodo di massimo splendore intorno alla metà degli anni novanta, per declinare successivamente in una spirale involutiva davvero preoccupante, salvo qualche rara e sporadica eccezione (mi vengono in mente per esempio gli austriaci Vobiscum). Purtroppo non saranno certo gli svizzeri Atritas a risollevarne le sorti, con questo scialbo ed impersonale “Medium Antigod”, seconda fatica sulla lunga distanza per il quintetto elvetico dopo l’esordio “Where Witches Burnt” del 2004. É davvero incredibile come un gruppo attivo ormai da circa dieci anni e che ha calcato i palchi di mezza Europa in compagnia di acts di tutto rispetto, come Dark Funeral e Hypocrisy, riesca ad essere così privo di idee e di personalità da dover riproporre in modo pedissequo le identiche sonorità proposte, con ben altri risultati, ormai un decennio fa dai vari Dimmu Borgir, Cradle Of Filth, Obtained Enslavement, Seth e compagnia. In questo album ogni riff, ogni passaggio atmosferico, ogni tappeto tastieristico, ogni vocals sa di minestra riscaldata almeno un milione di volte. Tutto è assolutamente prevedibile e non vi è neppure l’ombra di uno spunto che possa sembrare anche lontanamente interessante, nemmeno alle orecchie di chi questo genere lo apprezza e lo conosce in ogni sua sfumatura. Anche la produzione, nella sua limpidezza patinata, non risulta altro che fastidiosa e sgradevole. Evitateli come la peste nera.
