Split a quattro, quello proposto dall’etichetta olandese Wolfsvuur, che va a pescare nell’underground più marcio un po’ di tutto il mondo, per un risultato finale che non delude, ma che avrebbe potuto ottenere di più con una scelta più oculata dei gruppi. Questo soprattutto in riferimento ai canadesi Bloody Ritual, band autrice già di un demo intitolato “Hail Victory”. Il genere proposto rimanda molto a quanto fatto dai Beherit pre svolta ambient, senza, però, riuscire a ricreare le atmosfere dei finlandesi. I pezzi in sé non sarebbero stati neanche male, se fossero stati più corti o con più variazioni al loro interno. Probabilmente lo scopo era quello di creare un’atmosfera morbosa ed inquietante, ma quello che, invece, riescono ad ottenere è di annoiare abbastanza l’ascoltatore. Paradossalmente, il brano migliore è “Hail Victory” (presente già sul demo) più ritmato e coinvolgente. Molto più convincenti gli Entsetzlich, one man band australiana che si ispira a gruppi come Judas Iscariot, Striborg, Krieg e così via, proponendo un misto di raw e depressive molto valido, con riff azzeccati e una voce decisamente malata e straniante. La registrazione tuttavia rovina un po’ la resa finale, perché talvolta risulta troppo confusionaria. Però i pezzi sono ben fatti. Si vedrà col tempo se Azathoth, mente del progetto in questione, riuscirà a creare un sound più personale. Le basi ci sono… Gli olandesi Nevelrijk sono, a mio avviso, la proposta migliore di questo split, con il loro sound che rimanda agli Ad Hominem, ai 1349 e simili. Qui siamo di fronte ad un gruppo che, pur rifacendosi a determinati modelli, riesce ad essere abbastanza originale, grazie a riff molto ispirati, che sanno come colpire l’ascoltatore, sin dall’opener “Vergandering Van Het Kwaad”, che, con pochi riff, riesce a delineare scenari di guerra e distruzione. Anche le tracce successive sono molto convincenti, anche se non raggiungono la bellezza della prima. Con gli statunitensi Wolfhollow ritorniamo su sonorità più vicine al depressive di matrice Shining degli esordi, ma anche con qualcosa degli Abyssic Hate, quando suonano con le chitarre distorte. Ma il gruppo, almeno in questa release, ricorre anche a sonorità totalmente acustiche, che lasciano un po’ spiazzati. Il risultato finale lascia un po’ d’amaro in bocca, perché è come se le canzoni perdessero d’impatto, in tal modo. In conclusione, uno split che tasta il polso all’attuale scena underground e trova gruppi buoni ed altri che hanno ancora molta strada da fare…
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