“Omega” è il settimo album per i finlandesi Azaghal e giunge a due anni di distanza dal precedente “Luciferin Valo”, al quale può essere tranquillamente accostato per quanto riguarda le sonorità. Dal disco precedente, tuttavia, quello in questione si differenzia per la maggior compattezza dei pezzi, sempre più carichi d’odio e privi di sbavature. Narqath (all’anagrafe Tomi Kalliola), nonostante la band esista da tredici anni, continua ad essere ispirato. Anzi, col passare del tempo, la band appare sempre più consapevole dei propri mezzi e delle proprie possibilità, azzardandosi anche a tentare nuove strade, sempre senza abbandonare il terreno conosciuto del black metal più marcio, che, eccezion fatta per “Codex Antitheus”, ha sempre caratterizzato il sound dei finnici. Tra questi azzardi senza dubbio va inserita “Quetzalcoatl” (il serpente piumato venerato dagli Aztechi), che per buona parte del brano si assesta su un mid-tempo che mi ha fatto venire in mente i Marduk e che fa sfoggio di riff dal sapore “folk” azteco o, comunque, sudamericano, rivisitato in chiave Azaghal. Dopo il momento di quiete rappresentato da questo pezzo, si viene investiti da una mazzata come “Kuolonkäärme”, song che sembra provenire, per il suo impatto devastante, direttamente dai primi dischi del gruppo. Tutto l’album, in ogni caso, non risparmia mai l’ascoltatore, alternando momenti d furia incontrollata ed iconoclasta, ad altri più rallentati e ragionati, che sono quelli che più si imprimono nella mente di chi si trova ad ascoltare questa nuova fatica targata Azaghal. Sicuramente non il disco migliore della band, ma certamente un lavoro di tutto rispetto, che non deluderà i fan di vecchia data di Narqath e compagni.
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