Tornano all’attacco gli Impiety, band proveniente da Singapore, che ho avuto di recente l’occasione di vedere all’opera dal vivo in quel di Milano in compagnia dei Watain e dei nostrani Kult. “Formidonis Nex Cultus“ rappresenta la quinta fatica sulla lunga distanza per il gruppo asiatico, che non può certo considerarsi alle prime armi, essendo attivo dal lontano 1990. Da alcuni i nostri sono ritenuti una sorta di cult band; a mio parere si tratta di un gruppo come tanti, che nel corso degli anni non è mai riuscito ad esprimere appieno le proprie potenzialità, dimostrando anzi evidenti limiti, tanto in fase di songwriting che per la scarsa personalità espressa nei loro dischi. Questo lavoro non risolleva certo i destini di un combo condannato a riciclare all’infinito gli stilemi del più canonico black/death/thrash marcio ed ultrablasfemo sulla scia dei vari Blasphemy, Sarcofago, Darkness e Vulcano (queste due ultime band omaggiate con le cover poste in chiusura), senza un minimo elemento che possa differenziare la loro proposta da quella di centinaia di altri gruppi dediti allo stesso genere sparsi per il globo, catturando così l’attenzione dell’ascoltatore. Riproporre oggi in modo pedissequo sonorità di questo tipo, così legate al grezzume estremo tipicamente anni ottanta, può avere soltanto il significato di un’operazione nostalgia, a meno che la band non dimostri uno spiccato carisma e sappia rileggere a modo proprio la lezione dei maestri (e, purtroppo, non è il caso degli Impiety). Il disco è senza nessun dubbio violento, incazzato, distruttivo ed aggressivo ed una produzione leggermente più limpida che in passato lo salva dalla cacofonia totale, ma tutto ciò non è sufficiente. Se volete ascoltare del buon black/death old style rispolverate i vecchi lavori di Von e Beherit oppure recuperate qualcosa degli spagnoli Proclamation o dei finnici Archgoat e lasciate perdere gli Impiety, band superflua e sopravvalutata.
