Anno 2010, a quattro anni dal precedente “Generator” e sempre sotto l’egida della Season Of Mist, tornano sul mercato gli Aborym con il loro quinto full length dall’oscuro titolo, “Psychogrotesque”. Se col precedente “Generator” sembrava che i nostri volessero mettere un freno alla parte più estrema della loro musica, sia a livello di riffing che come inserti elettronici, in questo nuovo album viene fatto un passo indietro ed uno avanti, molto avanti. Troppo? La prima sensazione che si ha ascoltando il cd è abbastanza confusionaria, troppi suoni, chitarre, una batteria a tratti “reale” a tratti drum machine, tastiere, sax(!), voci ultra filtrate e canzoni che continuano l’una nell’altra. “Psychogrotesque” è di fatto un’unica lunghissima canzone e va ascoltato tutto insieme, senza pause di sorta; bisogna entrare nell’ottica dell’album, lasciarsi trasportare nel sogno malato creato da Fabban e compagni. A proposito di Fabban, da sempre mastermind della band, da questo cd in avanti sarà lui ad occuparsi delle vocals principali (ruolo in passato svolto da grandissimi vocalist quali Attila Csihar e Prime Evil – Mayhem, Mysticum) con risultati molto buoni e di spessore fino all’ultimo “Shifting Negative”. Dare un giudizio complessivo sull’album in esame è difficile per vari motivi. Chi ha amato gli Aborym in precedenza rimarrà a bocca aperta per la qualità del suono, delle canzoni, per il semplice fatto che i nostri sembrano voler andare sempre oltre, e ci riescono maledettamente bene. Per chi invece si avvicina per la prima volta alla band o a tale genere deve sapere che ormai è difficile etichettare gli Aborym, i quali, di fatto, si stanno allontanando anche dall’industrial black, come confermato dalle due uscite successive. Resta un grande cd, da ascoltare con calma, a tratti caotico, a tratti geniale, ma sempre 100% Aborym! Ciclotimia.
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