Totalselfhatred – Solitude

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“Perseverance Pays” è il titolo di una vecchia canzone dei Necrodeath; concetto applicabile ai Totalselfhatred, band finlandese che sembrava aver cessato definitivamente le attività dopo la pubblicazione del secondo full length, “Apocalypse In Your Heart”, risalente al lontano 2011. Ed invece, a ben sette anni di distanza, ecco inaspettato arrivare il successore, questo “Solitude” che rappresenta a mio avviso la migliore uscita dei nostri, mettendo in mostra un ecclettismo compositivo che, pur presente fin dall’esordio autointitolato del 2008, nei precedenti lavori non si manifestava con la stessa consapevolezza. Sarebbe riduttivo definire la musica del quintetto finnico semplicemente come depressive black metal, benché di questo sottogenere presenti indubbiamente alcune caratteristiche, a partire da certe soluzioni chitarristiche ipnotiche e circolari, dai chiari riferimenti ai primi Shining e Abyssic Hate, dal cantato in uno screaming-growling particolarmente sofferto ed espressivo e dalla presa emotiva focalizzata su negatività e disperazione. Infatti il gruppo di Helsinki spazia ampiamente tra momenti atmosferici, veicolati da un sapiente utilizzo delle tastiere, stacchi di pianoforte, passaggi marcatamente doom oriented, aperture rock-dark vicine agli ultimi Katatonia, condendo il tutto con un gusto melodico sopraffino (ovvio, sono finlandesi) e con un sapore crepuscolare che in alcuni momenti me li ha fatti accostare, a livello di puro feeling, addirittura ai nostrani Novembre. La musica dei Totalselfhatred dipinge sicuramente paesaggi sonori carichi di malinconia e desolazione ma non sembra essere totalmente funerea; lascia intravedere una flebile luce in fondo al tunnel, pare votata più alla ricerca di una via d’uscita piuttosto che alla mera autocommiserazione ed il messaggio che trasmette risulta così, in fondo, più autentico e credibile, lontano da facili derive adolescenziali. “Solitude” resta comunque un disco tinto di grigio, intriso di amarezza e disillusione: piacerà a quanti non disdegnano declinazioni più “adulte” del metal estremo ed un piglio in certa misura progressivo, che mantiene però ben salde le proprie radici nel black metal. Prova di maturità.