I Mutiilation appartengono alla frangia più estrema ed intransigente del movimento black transalpino, quelle Lègions noires di cui fanno parte anche gruppi come Merrimack e Vlad Tepes, e con questo disco, originariamente uscito nel 1994 e qui ristampato da Tragic Empire Rex, hanno scritto una delle pagine più importanti della storia dell’intero genere, un capolavoro assoluto ed indiscutibile. Come in molte altre produzioni della prima metà degli anni novanta qui si respira l’essenza vera ed autentica della malvagità e dell’odio puro ed incontaminato verso tutto e tutti: un autentico ed inarrestabile vortice di distruzione, tristezza e depressione al di là di ogni umana comprensione. Lord Meyhna’ch costruisce una pietra miliare del black metal inanellando uno dopo l’altro memorabili riffs assassini e creando magistralmente un’atmosfera malata e putrida che il novanta per cento dei gruppi odierni non si sogna nemmeno lontanamente. Tutto è perfetto, non c’è una nota fuori posto. L’incubo inizia con il riff angosciante dell’opener “Magical shadows of a tragic past” ed il terrore si propaga penetrando nelle carni e lasciando l’ascoltatore in uno stato di prostrazione e PAURA attraverso songs indimenticabili quali “Transylvania”, “Ravens of my funeral” o la thrasheggiante “Under ardailles night”. Questo è marciume sonoro allo stato puro. Questo è black metal. Un viaggio allucinante attraverso le più sconvolgenti e negative sensazioni che essere umano possa provare, un viaggio di morte totale, senza neppure il più insignificante barlume di speranza, una musica partorita da menti malate per menti malate: oscurità, depravazione, sottomissione. La produzione è perfetta: grezza e morbosa non lascia filtrare luce nell’ombra densa e crepuscolare di un sound demoniaco quant’altri mai. La voce è un canto di guerra scatenato contro l’intera umanità, serpeggia maligna come una velenosa epidemia dell’anima. Ottima anche la conclusiva cover dei Bathory. Un disco da avere a tutti i costi, un pezzo di storia da non dimenticare: “listen to us, admire or scorn us but don’t try to be one of us, we definitively don’t belong to same world…” Esaltanti!
