Ritorno in grande stile per i nostrani Mortuary Drape, universalmente riconosciuti tra i pionieri del metal estremo tricolore. A ben dieci anni di distanza dal deludente “Buried In Time”, la band capitanata dal singer Wildness Perversion (che per l’occasione torna anche dietro le pelli) con questo “Spiritual Independence” compie un tuffo nel passato, riprendendo il discorso stilistico interrotto con “Tolling 13 Knell” e recuperando quel sound primordiale ed occulto che da sempre li aveva contraddistinti. La musica dei Mortuary Drape rappresenta quasi un unicum nel panorama extreme metal, non solo italiano: un misto di proto-black metal, thrash metal vecchia scuola e classico heavy metal ottantiano. E fin dall’ascolto dell’opener “Lithany” si intuisce immediatamente come questi elementi siano tutti presenti nella nuova release, con richiami che vanno dai Venom ai Bathory, dai Celtic Frost ai Mercyful Fate. L’elemento di discontinuità è forse un tocco doom oriented leggermente più pronunciato rispetto agli esordi, così come la generale propensione a creare brani più articolati e complessi e meno diretti, anche se non mancano ovviamente gli episodi “in your face”. L’afflato magico ed esoterico – che costituisce il valore aggiunto ed il marchio di fabbrica dei lavori dei nostri – trasuda letteralmente da ogni nota ed è ulteriormente esaltato da una produzione polverosa e da un cantato riverberato e catacombale, per nulla assimilabile al tradizionale screaming. L’operazione “back to the roots” ha certamente giovato alla band perché questa è la musica che i fans vogliono sentire, senza pericolosi ammodernamenti od eccessiva pulizia. D’altra parte i Mortuary Drape non hanno alcuna necessità di sperimentare od evolversi, perché già da anni hanno lasciato la loro personale impronta nel sentiero oscuro della musica nera. Questo album è letteralmente una dichiarazione di “indipendenza spirituale” ma è anche l’orgogliosa rivendicazione di un’attitudine: una gradita conferma per un gruppo che sembrava ormai destinato a brillare di luce riflessa soltanto per quanto di buono fatto nel corso della carriera e che invece dimostra di avere ancora molto da dire. Bentornato Drappo Mortuario.
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