Gli Abhor – band tra le cui fila militano membri di Evol e Death Dies – rivestono un ruolo di tutto rispetto nell’ambito della scena underground nostrana, essendo riusciti con una manciata di opere a costruire intorno al loro nome un’aura di culto, che pochi altri gruppi possono vantare di possedere (mi riferisco specialmente ai loro demo di debutto: “In Tuo Honori Preparatum” e “Nox Isecuta Est”, editi rispettivamente nel 1998 e nel 1999). Questo “I.gne N.atura R.enovatur I.ntegra” rappresenta il loro esordio sulla lunga distanza ed è un lavoro estremamente affascinante, riconducibile al filone del black metal sinfonico – con rimandi soprattutto ai Limbonic Art – ma dotato di atmosfere esoteriche e misteriose che lo rendono davvero peculiare e lo inscrivono nella miglior tradizione del metal occulto tricolore. I pezzi sono piuttosto articolati ma non difettano affatto di immediatezza ed aggressività, anche se la velocità media non è mai troppo sostenuta. Fondamentale nel conferire un afflato magico e rituale alle composizioni è l’uso sistematico delle tastiere, ben dosate ed in grado di tessere trame oscure e sinistre, ideale contrappunto delle linee di chitarra, che restano comunque la base strutturale del songwriting. Funzionali al risultato finale sono anche i numerosi intermezzi dark ambient/strumentali che separano le canzoni, inquietanti ed evocativi, sulla scia dei prodotti pubblicati dalla Cold Meat Industry nella prima metà degli anni novanta. Certo l’album non è scevro da qualche difetto, come la ripetitività di alcune soluzioni forse eccessivamente ridondanti, ma proprio questa sua imperfezione lo rende accattivante e sicuramente fruibile con soddisfazione da quanti, come il sottoscritto, sono rimasti affezionati al vecchio sound sinfonico, quello più grezzo ed insieme maestoso, ben lontano dai prodotti plastificati che il genere ha sfornato più di recente. Per gli amanti di queste sonorità un ascolto è d’obbligo.
