“Antiliv” è il quinto full length degli Tsjuder, rilasciato a distanza di quattro anni dalla precedente fatica. Il trio di Oslo si è fatto conoscere nel corso di una carriera in cui sono valse l’intransigenza, il minimalismo e la brutalità. La musica è quella che ci si aspetta, riff su riff taglienti su una ritmica indiavolata; il lavoro dietro le pelli si alterna tra momenti dritti e veloci e giochi sui piatti più raffinati. L’album suona abbastanza svedese (chi ha detto Marduk?), nonostante le origini della band, in quanto solo alcune sonorità di chitarra, rare e poco sviluppate, fanno sentire il sapore norvegese, a favore di un piglio d’impatto, dove la falsa melodia degli accordi accompagna un cantato frontale. Il suono glaciale, invece, è simile a quello proposto dagli ultimi Immortal e la produzione è decisamente al passo coi tempi, conferendo potenza al disco ma, al contempo, privando il suono di quella tendenza oscura e graffiante dei primi tre dischi. Altra differenza col passato: sono sparite le sferzate thrash, a favore di una linearità compositiva che spesso si materializza in una semplicità che però funziona e riesce ad essere atmosferica ed evocativa al contempo. “Antiliv” è granitico, semplice ed efficace, senza divagazioni o innovazioni stilistiche che, in questi casi, non sono richieste.
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