I Marduk ci hanno abituati da tempo a partorire un nuovo album ogni due o tre anni, e questo ultimo “Frontschwein” non fa che confermare l’usanza. Vanno fatte due premesse: il disco in questione esce in una situazione di estrema stabilità per la band e, oltretutto, dopo una serie di dischi di buona fattura. Secondo aspetto da considerare, il concept lirico ed estetico del disco, che abbandona le tematiche sataniche a favore di quelle belligeranti. Il mood è invariato rispetto a quello dei precedenti lavori, come se il cambio di pelle non fosse totalmente compiuto, e conferma come tale mutamento sia, di fatto, una mera apparenza superficiale rispetto alla più evidente sostanza musicale. Se dovessi sintetizzare il disco direi che è un tentativo di emulare il riffing di “Panzer Division Marduk” in un’ottica più evoluta. Da quel disco, difatti, che viene erroneamente considerato un caposaldo della band (secondo il sottoscritto è uno dei peggiori) viene tirato fuori il feeling, e rimodulato con le attuali capacità compositive ed esecutive; un tentativo già ascoltabile nell’ep “Iron Dawn” datato 2011. Ma non solo. Resta un certo sentore dei dischi subito precedenti, un’articolata capacità compositiva, un qualcosa di oscuro e grezzo. Non mancano le parti lente, questa volta un po’ troppo ripetitive, né quelle sperimentali (intro, outro e intermezzi vari). Le idee sono tante ma non giustifico il minutaggio così elevato, in quanto scremando alcuni pezzi si sarebbe forse potuto ottenere un risultato più compatto e scorrevole. “Frontschwein” resta comunque un buon disco, oscurato dal fatto che i Marduk da un po’ di tempo ci hanno abituati a roba del genere e qui c’è di tutto un po’, senza sorprese, solido, sicuro, senza scampo, come una pallottola in testa.
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