Aborym – Kali Yuga Bizarre

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Disco d’esordio sulla lunga distanza per i romani Aborym, questo “Kali Yuga Bizarre” rappresenta l’incarnazione di un progetto ambizioso ed innovativo che cerca di fondere il black metal con suoni elettronici, coaudiuvati da un massiccio uso di sinth. Anche la ritmica, sorretta dalla drum machine, si ingloba alla perfezione col suono degli Aborym che esibisce, in maniera evidente e marcata, il contrasto fra uno spirito arcaico e l’era meccanizzata moderna, sia a livello concettuale che musicale. La prima song, “Wehrmacht Kali Ma”, risulta essere la più classica, un attacco frontale di ferale black metal, con leggeri ritocchi elettronici, che parte con un inizio epico e maestoso per poi snodarsi per i suoi quattro minuti di durata: subito si nota la prestazione sopra le righe del singer “The Venerable Yorga” (in seguito cacciato dal gruppo), fautore di vocals malleabili e corpose oltre che espressive. Appaiono nelle prime due songs piccoli enunciati dello scrittore nostrano Emilio Praga e si fondono fra cantato in inglese, italiano e latino come per conferire un appiglio concettuale all’ascoltatore (mancano, infatti, le lyrics nel libretto, fornite in parte solo in seguito all’uscita dell’album). In “Horrenda Peccata Christi” esce fuori lo spirito sperimentale dei nostri e vengono alla luce spunti e suoni ricercati, a far da cornice al black di fondo. “Hellraiser” (riuscitissima cover dei Coil), è un brodo infernale che presenta atmosfere inquietanti immerse in suoni dal sapore dark ambient, e qui ascoltiamo, come ospite alle vocals, l’ottimo Atilla Csihar (davvero non servono presentazioni). La quarta “Roma Divina Urbs” è il picco compositivo della musica targata Aborym in quest’album, una canzone che assorbe tutta l’energia del nostro passato e la traspone in note. Qui troviamo un po’ tutte le influenze dei nostri, plasmate alla perfezione per costituire un ottimo pezzo: una song piena di pathos, carica di suoni antichi e gloriosi, che si conclude in un proclama ripreso dalla letteratura filosofica della Roma antica, già afflitta dal Kali Yuga più nero e dalla corruzione. “Darka Mysteria” (e qui torna Attila alle vocals), è melodica e veloce, si lascia ascoltare tranquillamente e conduce alla successiva “Tantra Bizarre”: sommersi in oceani sperimentali, qui sono i sintetizzatori a guidare l’avanzata di questo episodio controverso e folle, molto ritmato e ammiccante. “Come Thou Long Expected Jesus” è un’oscura litania che racchiude una presa di posizione esplicita a livello concettuale ma che musicalmente è tranquillamente passabile, anche se non realmente brutta. “Metal Striken Terror Action” è ripresa dal vecchio materiale degli Aborym e, infatti, possiede meno influenze esterne al black ed ha una struttura molto semplice e lineare, sviluppando un riffing thrasheggiante e minimale. Il disco si conclude con ancora Attila Csihar all’opera: “The First Four Trumpets” cerca di reinterpretare lo spirito malsano e sulfureo di “Hellraiser”, centrando in pieno l’obiettivo. Con i suoi sette minuti di epica ed infernale marcia funebre, il disco muore soffocato da questa song. La prima vera prova del progetto guidato da Malfeitor Fabban risulterà essere inarrivabile picco qualitativo anche per gli stessi Aborym, che a mio giudizio non riusciranno con i successivi dischi a toccare i pregevoli livelli compositivi di questo album. Un’uscita che ha saputo scuotere la scena donando personalità alla proposta made in italy. “Kali Yuga Bizarre” è coraggioso e sincero, sicuramente andrebbe ascoltato se si concepisce una così controversa sfumatura di questo genere.

REVIEW OVERVIEW
Voto
90 %
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aborym-kali-yuga-bizarreTRACKLIST <br> 1. Wehrmacht Kali Ma; 2. Horrenda Peccata Christi; 3. Hellraiser (Coil cover); 4. Roma Divina Urbs; 5. Darka Mysteria; 6. Tantra Bizarre; 7. Come Thou Long Expected Jesus; 8. Metal Striken Terror Action; 9. The First Four Trumpets <br> DURATA: 46 min. <br> ETICHETTA: Scarlet Records <br> ANNO: 1999