I DarkThrone sono senza dubbio il gruppo black per antonomasia. La loro carriera è fatta di episodi tutti molto diversi tra loro ma legati da un filo conduttore che è un po’ il marchio di fabbrica dei nostri. Il periodo subito successivo all’uscita di “Total Death”, disco che faceva registrare un leggero calo di idee e di ispirazione rispetto al passato, fu un po’ un’incognita all’epoca. Infatti la band di Fenriz e Nocturno Culto, se non sciolta, era in una fase di stallo dovuto in parte anche al tempo dedicato dai membri ai vari progetti paralleli. “Total Death” era uscito nel pieno del periodo d’oro del black, sia a livello qualitativo che commerciale e, nonostante la sua bellezza non impeccabile, aveva lasciato molti interrogativi e molte curiosità sul suo successore. E’ evidente come questi presupposti fecero ricadere molte attenzioni sul disco del ritorno della band e cioè questo “Ravishing Grimness”. Il disco è composto da sei pezzi dalla struttura particolarmente semplice. La produzione rimane scarna ma nettamente più nitida rispetto al passato. Il guitar work e soprattutto il drumming appaiono essenziali ed elementari. Una buona “Lifeless” apre il disco, dopo una parte iniziale cadenzata e caratterizzata da riffs malvagi la song rallenta in maniera claustrofobica e, dopo un piccolo stacco, termina con un andamento thrasheggiante veloce e dinamico. Un’altra traccia degna di nota e particolare è “The Claws Of Time”, nella quale i riffs dipingono melodie epiche e più articolate del solito. L’episodio mantiene un andamento mai veloce e questo fattore contribuisce ad aumentare la possenza e l’epicità del pezzo. Come detto, le songs hanno una ritmica medio-lenta e, a tratti, riprendono qualche piccola influenza thrash-death. Ovviamente lo spirito black è in bella evidenza per tutto l’album, però non mancano nemmeno quelle sfumature che fanno regredire il lavoro fino ad arrivare all’epoca dei Celtic Frost più ispirati. La proposta perde le molteplici sfumature presenti in “Panzerfaust” e, riproponendo una formula semplice alla “Transilvanian Hunger”, la arricchisce di lievi influenze e contaminazioni. La qualità e l’ispirazione non raggiungono i livelli dei sopra citati capolavori, ma “Ravishing Grimness” non si dimostra così scadente come molti sostengono. Il disco, come ogni uscita targata “Trono Oscuro”, ha le sue specifiche caratteristiche e, nel bene e nel male, rappresenta una piccola perla da possedere ed assaporare.
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