Dietro alla creatura Drowning The Light, misconosciuta one man band proveniente dall’Australia, si cela Azgorh, già mente dei validi progetti Baal Gadrial e Pestilential Shadows. Il nostro, nonostante la giovane età, è un musicista decisamente prolifico in quanto, tralasciando gli altri gruppi di cui è factotum, con i soli Drowning The Light è giunto all’invidiabile traguardo del quinto full length (quattro dei quali pubblicati nel corso del 2007!). “Of Celtic Blood And Satanic Pride” è l’ultimo della serie ed esce, oltre che in formato cd, anche in versione tape limitata a 188 copie per Winterreich Records. Non sempre l’iperproduttività è sinonimo di ripetitività e noia; almeno non è questo il caso dei Drowning The Light, che sfornano quello che, a mio giudizio, può essere definito uno dei platter più interessanti di questi ultimi mesi. La prima caratteristica positiva di questo dischetto è rappresentata senza dubbio dalla registrazione, assolutamente amatoriale ma ricca di un fascino arcano e primitivo, grazie a suoni saturi e soffocati che aumentano il pathos malevolo dei pezzi senza che la resa finale ne risenta oltremodo in termini di comprensibilità. Dopo la breve intro “The Cry Of The Wolf”, la title track mette subito in mostra le potenzialità della band e la capacità di Azgorh di dare corpo e consistenza ad un feeling mortifero e funereo con accordi semplici e diretti ma incredibilmente ispirati. Lo stile è riconducibile in linea di massima al filone depressive, ma le songs presentano vari spunti in grado di diversificare la proposta del combo australiano nel mare magnum dell’attuale scena underground. Il riffing presenta infatti parti veloci ed atmosferiche insieme, che richiamano i connazionali Abyssic Hate (periodo “Cleasing Of An Ancient Race”), ed in ogni passaggio è sempre riconoscibile una melodia di fondo alla maniera finlandese (Satanic Warmaster e Behexen su tutti), che sorregge la struttura delle canzoni e conferisce un che di estremamente malvagio e oscuro alle composizioni. Non manca qualche richiamo epico e folkeggiante, grazie anche all’uso sporadico ma molto intelligente del flauto, non lontano dai primi Ulver o dai Wyrd di “Huldrafolk”. I paragoni sono pesanti ma i Drowning The Light meritano di essere accostati ai grandi nomi citati. In questo album troverete sprazzi di folle genialità messa al servizio del più puro odio in musica. Consigliato a tutti coloro che pensano che il black metal per “progredire” non debba necessariamente rinnegare il proprio passato.
Sign in
Welcome! Log into your account
Forgot your password? Get help
Password recovery
Recover your password
A password will be e-mailed to you.