Drudkh – Autumn Aurora

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“Autumn Aurora” rappresenta la seconda uscita discografica per la band ucraina. Successore di quel “Forgotten Legends” che mi aveva impressionato positivamente, questo secondo full riesce a risultare più personale e caratterizzato. L’intro, suoni della foresta, rimarca la simbiosi che questo progetto vuole avere con l’incontaminato fascino della natura. Sono presenti quattro songs, dalla durata che si attesta intorno ai dieci minuti. La prima cosa che si nota è l’utilizzo di vocals più asciutte e sofferte rispetto al passato; anche il riffing risulta più particolare, mantenendo lo spirito ossessivo intatto si snoda attraverso soluzioni compositive ricercate. “Summoning The Rain”, prima vera song, possiede una struttura semplice, lineare ma con quei riff ispirati di cui si parlava sopra. A metà traccia della pioggia (tema ricorrente nei dischi dei Drudkh) spezza l’andamento, poi una chitarra acustica accompagna il rientro del muro sonoro e questo risulta epico e ispiratissimo, avanzando fiero fra gli alberi della foresta appena bagnata dal temporale, i suoni sfumano poi e il ritorno della pioggia conclude l’episodio. “Sunwheel” si basa su un andamento monotono e ossessivo intermezzato solo nel rallentamento claustrofobico centrale; la ritmica si sviluppa crescendo, con l’aumentare dei minuti, di intensità e varietà. Gelido vento apre “Wind Of The Night Forests”, che termina in un connubio azzeccato fra dolci melodie e arpeggi di chitarra acustica. La conclusiva “The First Snow”, sopra ad uno zanzaroso riff che si protrae all’infinito, costruisce una struttura melanconica fatta di sintetizzatori e chitarre acustiche. Un disco, quindi, più vario del suo predecessore, che mantiene uno spirito camaleontico, riuscendo a trasporre in musica uno dei tanti significati che si possono attribuire alla natura. Un album profondo e di sicuro valore che si potrebbe descrivere come sottofondo ideale di una antica meditazione. Conferma.