Dawn Of A Dark Age è un progetto di Eurynomos e Buran, di cui sono rispettivamente polistrumentista e cantante. La band, proveniente da Isernia, e praticamente neonata e ci propone il primo capitolo di un ambizioso progetto musicale e concettuale suddiviso in sei uscite, ognuna delle quali formata da sei brani. Ogni disco uscirà a cadenza semestrale. Il primo full length coincide col primo elemento della serie (cinque elementi più uno aggiuntivo), ovvero la terra. Andando ad approfondire l’aspetto meramente musicale, possiamo ascoltare un lavoro sicuramente tirato e aggressivo dall’inizio alla fine. Il disco, dotato di un suono freddo e compresso, assimila un black metal melodico a sfumature avantgarde e folk. Le parti folk e ambientali ricoprono un ruolo marginale, anche se funzionale alle composizioni, rappresentando momenti sia di riflessione che di esuberante creatività. Questo primo capitolo della serie è abbastanza complesso, ma più che complesso è vario. Se vi piace la musica sperimentale e melodica, con una base lirica importante, i Dawn Of A Dark Age risulteranno apprezzabili. Il difetto più evidente è che tutto il materiale o quasi è composto dalla stessa mente, dunque succede che in ogni momento c’è l’attenzione puntata su un singolo strumento e questo impoverisce l’impatto globale della musica. La produzione è funzionale, sicuramente tagliente, anche se poco corposa e per nulla sporca. Questo aspetto non rappresenta né un punto di merito né, viceversa, un demerito, ma definisce allo stesso tempo una scelta stilistica più raffinata e meno viscerale che potrà piacere o meno a seconda dei gusti. Come esordio, questo disco rappresenta comunque un discreto punto di partenza in cui viene lanciato, a mio avviso, un assaggio complessivo delle potenzialità della band. Sarà interessante adesso vedere come una mole di materiale così consistente verrà gestita in un lasso di tempo così risicato.
