Ragazzi, ci troviamo di fronte ad un capolavoro inarrivabile. Mai mi sarei aspettato che la scena nostrana potesse partorire un simile disco. Gli Spite Extreme Wing, progetto del poliedrico Argento, sono i fautori di questo “Non Dvcor, Dvco” (non seguo, guido). Il disco in questione è stato registrato all’interno di un forte, sfruttando i riverberi naturali della roccia. Questa scelta assicura un suono ricco di impercettibili sfumature, echeggiante e pieno. Il lavoro, a livello concettuale, basa le sue fondamenta su due intellettuali di spicco dell’Italia del Novecento: Gabriele D’Annunzio e Julius Evola che, grazie alle loro azioni e ai loro scritti, hanno giocato un ruolo importante nella storia e nella cultura del nostro paese. Il disco in questione non ha la pretesa di riassumere in maniera approfondita opere o avvenimenti storici, bensì si serve di questi per trarre ispirazione, un’ispirazione che sfocia in liriche curatissime, che vengono vomitate in italiano (approccio che sarà poi ripreso da decine di altri gruppi). “A Chi L’Ignoto?” funge da intro e, epica e maestosa, ci accompagna verso la prima vera song, la title track. Rappresentazione in note della presa di Fiume (per ricordare e per agire, nella prospettiva della band), la song si sorregge su un main riff e prosegue alternando la ripetizione ossessiva di questo ad accelerazioni che fanno da sottofondo al ritornello. Uno stacco verso la fine ci accompagna al climax finale, letale. Da “In Su La Vetta” sono le influenze dovute ad Evola che caratterizzano i testi. Musicalmente la canzone si sorregge su di un riffing ispirato e particolare che si ripete; l’evoluzione fonde epica melodia con marziale tenacia, facendo assaporare all’ascoltatore addirittura dei lievi richiami ad un andamento progressivo. Basata su di un main-riff, la song si snoda fra stacchi, evoluzioni progressive, riproposizioni ipnotiche e risulta un episodio riuscitissimo. “La Torre Del Silenzio” parte più sparata e violenta, leggermente sotto la qualità dei primi due episodi, la traccia in questione è comunque sopra la media e si alterna fra l’andamento veloce iniziale e un rallentamento che fa da supporto al ritornello. “Decadenza” è interamente strumentale, “questo brano strumentale musica la passeggiata di J. Evola per le strade di Vienna durante un bombardamento nell’aprile del 1945. Sbalzato da uno spostamento d’aria riporta una lesione al midollo spinale che gli provoca una paralisi definitiva degli arti inferiori”: così recita il libretto. Musicalmente un arpeggio di chitarra è sovrastato dal suono di un bombardamento; entrano in scena, dopo poco, anche le pulsazioni del basso. Al termine sono poste “tracce di psicofonia… – I morti chiamano i vivi che ancora hanno orecchie per udire -” (sempre dal libretto). Dopo questo attimo di tregua è il momento dell’ultima song, “Disperazione”. L’andamento qui si fa estremamente lento e cadenzato, il tutto prosegue per quasi dieci minuti, arricchendosi verso la fine di sfumature interessanti. A chiudere l’album c’è “Il Sole Di Notte E La Rivolta”, pezzo strumentale che ridona un tocco solare e reazionario dopo le tristi note della canzone precendente. Così, dopo tre quarti d’ora di musica, si conclude questo “Non Dvcor, Dvco”. L’ispirazione complessiva, mai completamente personale ad essere completamente onesti, si rifà alla scuola norvegese, Darkthrone e Burzum su tutti. Alcuni particolari, però, sono riconducibili ad un sound più personale come, ad esempio, le parti marziali. Le vocals, corpose e di sicuro impatto, hanno il merito di interpretare al meglio i testi. Un plauso finale va fatto alla cura minuziosa ed approfondita del libretto, dotato delle informazioni di base per comprendere il disco. Musicalmente, e questo lo voglio sottolineare, l’album in questione verrà apprezzato se, e soltanto se, si accosterà alle note il concept. Qui la musica va di pari passo con le parole, non mi stupisco che alcuni abbiano bocciato il disco perché non hanno inteso questo connubio, così come non mi stupiscono quelli che lo elogiano per seguire una moda imperante, che diverrà tale in modo ancora più evidente negli anni successivi alla pubblicazione di questo lavoro. Prendere o lasciare, ad ogni modo “Non Dvcor, Dvco” rimarrà un album di indubbio valore, un’inaspettata sorpresa.
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