I Pest, quelli teutonici, puntualmente giungono a questo loro terzo full length, che risponde al nome di “Vado Mori”. Un’intro ai sintetizzatori ci accompagna verso la prima traccia, “The Failure Of Creation”. La musica appare subito dalle tinte sporche dovute alla registrazione approssimativa, il suono minimale e dalle venature depressive in questo episodio si avvicina molto a quello dei primi Shining. Anche le vocals, straziate e lancinanti, seguono gli stilemi del classico depressive black metal. Il guitar work conferisce un sapore malinconico e, non proponendo particolari spunti innovativi o sperimentali, risulta comunque efficace e dotato di continue variazione di rotta. Non mancano le parti dove appaiono gli arpeggi di chitarra, ovviamente in linea con l’atmosfera melanconica dell’album, che non fanno altro che aumentare la varietà stilistica del disco. Un esempio è la parte iniziale della title track oppure la successiva “Before The Storm”, dalle tinte vicine ai nostrani Forgotten Tomb nei momenti acustici. E’ proprio la title track, “Vado Mori”, ad essere basata su un riffing che riassume bene l’intera proposta dei nostri. Uno svolgimento abbastanza immediato, che si racchiude in pochi minuti di riffs taglienti e malinconici, posti a seguito degli stralci acustici, e che riesce a prendere l’ascoltatore grazie alla sua semplicità e immediatezza. Il drumming martellante (niente di superlativo) supporta incessantemente l’avanzamento delle songs, che a volte propongono qualche soluzione particolare, tornando però presto nei lidi più familiari al disco. Come detto, buona parte delle canzoni si sviluppa in pochi minuti. Questo conferisce da un lato una certa immediatezza d’assimilazione, dall’altro limita la longevità non permettendo una più complessa evoluzione dei pezzi, simile a quella delle tracce più lunghe e varie. Nonostante l’ottima traccia conclusiva “Es Lebe Der Tod”, sicuramente uno dei migliori episodi dell’intero album, il disco nella seconda parte appare un po’ monotono e stancante, non riuscendo ad evolversi in maniera del tutto spontanea e finendo per riproporre soluzioni ormai ben note. Un’altra piccola nota di demerito va fatta nei confronti dell’artwork del cd, sinceramente non lo trovo particolarmente inerente alla musica e nemmeno molto originale o bello da vedere. Un aspetto non determinante ma che comunque si pone a rappresentare il disco sotto l’aspetto visivo. L’album, concludendo, è composto da alcuni episodi particolarmente riusciti. Un andamento non sempre mantenuto su questi livelli a causa di una leggera mancanza di idee in alcuni momenti nella seconda parte del lavoro. Per gli amanti del black dalle tinte malinconiche e dalle atmosfere avvolgenti la proposta può risultare interessante; ovviamente volendo riusciremmo a trovare album che superano di netto qualitativamente questo “Vado Mori”. Una prova quindi sufficiente, che non permette ai nostri di mettersi in evidenza quanto basta nell’affollata scena black odierna e che farà appassionare soltanto gli amanti di queste sonorità decadenti.
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