Album d’esordio per gli svedesi Vanmakt, quartetto di recente formazione dedito ad uno scontato e prevedibile swedish black metal. In questo lavoro violenza e velocità non mancano di certo; a difettare, e gravemente, è invece la personalità della band che si limita a seguire il sentiero tracciato anni or sono dai Dark Funeral, a tratti sfiorando il plagio in maniera quasi imbarazzante. L’unica nota lieta di questo disco, che apre forse qualche spiraglio per il futuro del gruppo, sono le incursioni in territori melodici, per la verità abbastanza rare, che avvicinano la proposta dei nostri a quella degli ultimi Naglfar o Setherial, impreziosendola con qualche spunto positivo. Ho trovato particolarmente anonimo il cantato del singer Gorgoth, davvero piatto ed inespressivo, anche laddove viene accompagnato da alcuni guest alle backing vocals, come Jonas Renvaktar degli Spawn Of Possession in “Open The Gates”. Qualche sporadica reminiscenza death mi ha fatto pensare ai The Legion, ma la band di Emil Dragutinovic resta comunque di un livello superiore rispetto a questi modesti Vanmakt. Totalmente trascurabili, almeno per ora.
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