Giunti alla terza fatica sulla lunga distanza (dopo il debut album “A Passage To The Towers” del 2010 ed il successivo “Echoes From The Stone Keeper” del 2012), i transalpini Darkenhöld continuano a farsi paladini di un black metal melodico dai contenuti fantasy che li avvicina, almeno a livello concettuale, ai nostrani Stormlord, ai primi Abigor o agli austriaci Summoning. Dal punto di vista musicale la band capitanata dal singer Cervantes e dal chitarrista-tastierista Aldébaran, pur essendo tutt’altro che originale, rappresenta una valida alternativa nell’ambito della scena black francese, che sembra ultimamente divisa tra gruppi preoccupati di scimmiottare i Deathspell Omega ed altri invece impegnati ad imitare le vecchie Legiones Noires. Stilisticamente i nostri recuperano le atmosfere dei primi Dimmu Borgir e di altri esponenti forse meno noti del filone sinfonico (penso ad esempio agli Obtained Enslavement), oltre che l’imprescindibile lezione degli Emperor di “In The Nightside Eclipse” e mettono efficacemente in musica i racconti di un medioevo fantastico – tra creature mostruose, eroici cavalieri, castelli abbandonati, cupi boschi infestati, battaglie sanguinose e potenti maghi – che non può che richiamare alla mente il celebre universo tolkeniano. I Darkenhöld sembrano quindi fare propri numerosi luoghi comuni, anche per quanto riguarda la loro immagine (e basta dare un’occhiata alle foto promozionali): eppure “Castellum” riesce ad essere un disco sufficientemente fresco e fruibile, grazie soprattutto ad un riffingwork accessibile ma per nulla semplicistico, equilibrato fra momenti aggressivi ed altri più ridondanti, ed il pregevole lavoro dei synth, volto a tessere trame che conferiscono ai pezzi un notevole flavour epico, ulteriormente sottolineato da brevi intermezzi folk. L’album scorre fluido e carico di pathos, tra picchi di maestosità e passaggi più lugubri ed oscuri, costruendo un mondo immaginario popolato da re e conquistatori, come solo i vecchi lavori di black metal melodico sapevano fare. È dunque piacevole chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare con l’immaginazione dalla poesia arcana creata dai Darkenhöld, riscoprendo un sottogenere sicuramente datato ma che dimostra di avere ancora qualcosa da dire, se riproposto con la necessaria maestria.
Sign in
Welcome! Log into your account
Forgot your password? Get help
Password recovery
Recover your password
A password will be e-mailed to you.