Il terzo full length dei Khold, ragionevolmente, può essere considerato il migliore prodotto rilasciato finora dalla band, che momentaneamente si è sciolta. Per curiosità, ad oggi possiamo trovare due quarti dei Khold in formazione con i validi Tulus. Viene rilasciato per l’inglese Candlelight questo “Mørke Gravers Kammer”, un album leggermente più veloce e dinamico rispetto a quanto ci avevano fatto sentire i norvegesi nella precedente uscita (e anche rispetto a quanto ci faranno sentire nel successivo “Krek”). Forse si può parlare di regressione compositiva, in quanto questo cd si può ricondurre in parte alle coordinate stilistiche del debutto della band “Masterpiss Of Pain”. La produzione, molto curata e corposa, è come sempre sopra la media, con un’inclinazione particolarmente moderna e cupa. Nonostante i pezzi siano tutti chiaramente primordiali e scarni, possiamo notare una cura nei particolari che sfocia a volte in soluzioni ricercate e dal forte impatto. I Khold continuano a strizzare l’occhio verso il futuro senza però mai staccarsi completamente dalle certezze accumulate dal black metal più incontaminato e puro in più di un decennio di vita. La corsa febbrile verso una forma moderna e omicida non snatura l’anima embrionale e nostalgica dei nostri, creando in questo modo una miscela in grado di far sprofondare la musica proposta verso i più oscuri lidi. “Mørke Gravers Kammer” si presenta come una foresta dall’estetica impeccabile, dietro la quale si cela la totale mancanza di vita, come preludio ad una fine tanto imminente quanto inevitabile. Particolarmente esaltante a tal proposito il duo “Død” / “Niflheimr”, che in breve tempo ci mostra la palese dualità della band in questione, che riesce a districarsi fra un andamento decisamente doom oriented e delle cavalcate maligne e dirompenti. I restanti brani non sono da meno, trasudano odio che è un piacere e riescono a distinguersi per una freschezza compositiva semplice e genuina, esaltata dall’ottimo cantato. Dunque, oltre alla produzione assassina, possiamo notare un utilizzo importante del basso, che spesso duetta con le chitarre. Questo aspetto dà una marcia in più alla musica dei Khold e colma una lacuna strumentale tipica del genere, soprattutto ai suoi albori. Se volete rivivere in soli quaranta minuti l’essenza più nera e misantropica che il black metal ha risvegliato in questi anni, potete tranquillamente buttarvi su questo “Mørke Gravers Kammer”; un disco davvero buono che difficilmente vi potrà deludere…
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