Secondo album per gli inglesi Bal-Sagoth, band capitanata da Lord Byron, che fin dai primi anni novanta ci delizia con le sue saghe leggendarie musicate su un tessuto di extreme epic heavy metal dalle forti venature black, per la verità molto più evidenti nei primi lavori dei nostri che, nel corso degli anni, hanno gradualmente limitato questa componente del loro sound. “Starfire Burning Upon The Ice-Veiled Throne Of Ultima Thule”, con i suoi titoli e testi chilometrici che raccontano una storia incentrata su tematiche classicamente fantasy, è un disco che a suo modo ha fatto storia, insieme al suo predecessore “A Black Moon Broods Over Lemuria”, definendo le coordinate stilistiche di un genere ripreso da numerose band, tra cui per esempio i nostrani Stormlord. Un’epicità tanto imponente da far invidia ai vecchi Manowar, che si regge, da un lato, su un grande lavoro di tastiera (opera di Leon Forrest, oggi non più nella band), sobrio e marziale, solenne e maestoso senza risultare barocco, e, dall’altro, su un riffing roccioso ma anche selvaggiamente barbarico, specie nelle parti più black oriented, per certi versi vicine ai primi Cradle Of Filth (non a caso anche loro ai tempi prodotti dalla Cacophonous Records). Il cantato, affidato al leader Byron, è una sorta di screaming-growling atipico, particolarmente tagliente ma anche corposo e potente. La title track e “Summoning The Guardians Of The Astral Gate” sono due autentiche perle, pregne di tragicità e pathos, con i loro molteplici cambi di tempo e di atmosfera, e degne di rappresentare al meglio l’unico gruppo che avrebbe dovuto scrivere la colonna sonora della trasposizione cinematografica de “Il Signore Degli Anelli” (Blind Guardian a parte). Se amate i miti guerreschi e fantastici, fatevi trasportare senza esitazioni nella dimensione eroica e senza tempo creata dalla musica dei Bal-Sagoth.
Sign in
Welcome! Log into your account
Forgot your password? Get help
Password recovery
Recover your password
A password will be e-mailed to you.