Il 2005 ci regala il quarto full length degli ucraini Hate Forest: “Sorrow”. Questo è un disco diretto, glaciale ed immediato nei suoi poco più di trenta minuti di durata. Una ritmica martellante, darkthroniana, accompagna le fredde note che, senza alcun preavviso, aprono l’album e fanno ritrovare l’ascoltatore nel bel mezzo di una tempesta di neve. Schegge di ghiaccio che, come impazzite, dipingono melodie trascinanti ed implacabili. La voce proviene direttamente da una grotta, un suono catacombale che si propaga come l’eco fra le pareti rocciose delle innevate e tristi montagne nordiche. E’ come se ci trovassimo di fronte a lacrime di ghiaccio cristallizzato che all’improvviso cadono sul suolo e si frantumano; allo stesso modo le canzoni spesso terminano all’improvviso, tagliate di netto. Il disco dura poco, è un vento gelido che ti entra nelle ossa e ne esce subito; ciò favorisce di sicuro l’impatto, poco contorno ma molta sostanza, meglio così. Le sette songs seguono un filo logico fatto di odio e misantropia, poco viene lasciato al caso ed ogni nota è messa al posto giusto, per far male. Con lo scorrere dei minuti la neve ricopre le montagne e la musica riempie il nostro animo di antichi suoni. La componente folk, presente nei precedenti lavori, ora è completamente eliminata a favore di un andamento minimale e senza compromessi. Alla fine viene eretto questo monumento, quest’opera che raffigura la solitudine, il contatto con la natura avversa ai più, il calmo incedere della neve. Quando termina la tempesta quasi dispiace, viene voglia di invocare gli dei per un altro gelido tocco invernale; per nostra fortuna a noi basterà premere ancora una volta il tasto play. Le nubi tornano cariche, il vento ricomincia ad ululare e ci ritroviamo di nuovo fra gli alberi secolari della foresta in copertina, un paesaggio in bianco e nero. “Sorrow” è meravigliosa rappresentazione di alienante e melanconica misantropia, contro la stupidità umana solo il freddo esistenziale. Da avere.
