Nuova uscita per i polivalenti Ulver, il gruppo norvegese, sempre più camaleontico, non riabbraccia il suond metal ma continua a navigare su oceani disumani e virtuali. Un suono ovattato, accompagnato da una ritmica ipnotica e ricca di contaminazioni; vocals, questa volta, più umane e dolci. Chitarre che sfociano nel “finto” e massiccio uso di sintetizzatori, il muro sonoro è compatto e ricco nell’avvolgere l’ascoltatore. Suoni alieni, che rappresentano una realtà distorta e deviante. Viene sviluppato il percorso intrapreso con quel gioiello oscuro che risponde al nome di “Perdition City”, attraverso una proposta più massiccia ma non meno corposa. I suoni sintetizzati e impressi su questo cd sono molteplici, rappresentano una natura violentata, una città in decadenza e sono cosparsi di caldo sangue umano. Una miscela inquietante e geniale che poteva essere partorita solo da maestri nel campo della sperimentazione. Andamento opprimente, vocals lineari e ipnotiche che spesso lasciano completamente la strada al lato strumentale, questo è “Blood Inside”. Un disco che racchiude la sua essenza negli attimi finali di “Your Call”, attimi che trasmettono una sensazione di vuoto spaventosa, un telefono che squilla e genera infiniti attimi di tensione e angoscia. L’album è poliedrico, dotato di molti spigoli, ma allo stesso tempo curvilineo e soffuso, a tratti solfureo e in altri momenti adrenalinico. Rabbia repressa nella dolce assuefazione da farmaci sintetici, un mondo di plastica sintetizzato in musica. Un altro capolavoro sotto il nome Ulver, racchiuso in una confezione pregevole. Da possedere e da divorare, preferibilmente prima e dopo il sonno e sotto l’effetto di sostanze allucinogene. Disumano.
Sign in
Welcome! Log into your account
Forgot your password? Get help
Password recovery
Recover your password
A password will be e-mailed to you.