Da sempre, quando si parla di black metal, l’opinione comune oscilla come un pendolo tra gli estremi dell’evoluzione, della sperimentazione e della contaminazione da un lato, e della conservazione dell’incontaminata purezza originaria dall’altro. Diatriba stucchevole e poco produttiva a mio avviso, perché in realtà il black metal è nato come genere di rottura e dovrebbe per sua natura essere comunque portato al superamento degli schemi, magari anche nella forma di reazione regressiva che porta al recupero degli stilemi più consueti e noti; il che non è necessariamente un male, se la musica proposta nasce da autentica ispirazione e produce un certo tipo di trasporto emotivo. È il caso degli Onferno, trio italiano di formazione piuttosto recente, che giunge con questo “Rise Of The Grim Demons” alla seconda fatica sulla lunga distanza, dopo quattro anni dal debutto che risponde al nome di “Cathartic Offering”. Com’è facile intuire dando anche solo una breve occhiata alla copertina, che ritrae, in rigoroso bianco e nero, una minacciosa figura incappucciata ed armata di ascia, e ai titoli dei pezzi, i nostri si fanno orgogliosi portabandiera di un black metal “raw and unholy” senza compromessi, ispirato alla vecchia scuola della fine degli anni ottanta e inizio novanta, strizzando l’occhio in particolare alla così detta seconda ondata norvegese. Un intento programmatico che si manifesta immediatamente, dopo una breve intro dal sapore dark ambient, con le prime note dell’opener “Possessed By The Demon’s Call”, che detta le coordinate stilistiche dell’intero lavoro: screaming lacerante e demoniaco, chitarre gelide e taglienti, blast beats martellanti, ma anche atmosfere oscure e sinistre melodie. Tra i gruppi ai quali la band italiana si ispira ed ai quali paga, volente o nolente, un innegabile tributo citerei, oltre agli imprescindibili Darkthrone, anche Craft, Taake, Kampfar e Arckanum: il black metal degli Onferno è sicuramente classico, e se vogliamo anche prevedibile, ma riesce comunque a risultare efficace e coinvolgente grazie a buoni cambi di tempo, alla riuscita alternanza tra parti più meditative, altre cadenzate e sulfuree ed altre ancora decisamente “fast and furious”, ad una produzione grezza, in linea con il sound proposto ma assolutamente non approssimativa, e ad un mai celato piglio epico e drammatico, che a conti fatti, rappresenta il veicolo principale del feeling che le canzoni riescono a trasmettere. “Rise Of The Grim Demons” è un ritorno alle radici: colmo di astiosa misantropia, odio e cattiveria primordiale, resi attraverso una forma scarna ed essenziale. Un disco da ascoltare di pancia, senza troppi preconcetti, un tuffo nel passato per riscoprire le origini del male.
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