Prima dello scivolone di “In Sorte Diaboli”, e della caduta definitiva con “Abrahadabra”, i Dimmu Borgir erano una grande band, una band straordinaria che ha contribuito a creare quello che è stato forse il primo sottogenere del black metal ovvero la sua versione sinfonica. Dopo i primi due seminali cd, i norvegesi approdano alla corte della tedesca Nuclear Blast che decide di puntare forte su di loro, pubblicando il loro terzo album, quell’“Enthrone Darkness Triumphant” che segnerà per sempre il cammino della band, mai più riuscita a comporre un disco del genere. Potrei stare qui a citare ogni singola canzone, lo storico riff di “Mourning Palace”, la tastiera di “Death’s Embrace”, lo screaming perfetto di Shagrath su “The Night Masquarade”, ma a che pro? Quando si analizza un album di tale qualità è più difficile trovarne i difetti, difetti che considerando l’anno, il genere, l’esperienza della band, la scena musicale del tempo, appaiono irrisori di fronte alla musica presente. Un disco perfetto? Quasi. Vi innamorerete di ogni singola canzone, di ogni riff, di ogni orchestrazione, di ogni testo magistralmente cantato da Shagrath (uno dei primi screamer che provò a cantare oltre che urlare). Peccato per il cammino intrapreso dai Dimmu Borgir in seguito, con la falsa copia “Spiritual Black Dimensions” ed i successivi tentativi di diversificare la loro musica, tentativi perlopiù miseramente falliti. Speriamo nel nuovo disco di prossima uscita, e nel frattempo mettiamo su questo “Enthrone Darkness Triumphant”, con una lacrima che scorre lungo il viso giù, fino al cuore. “Blackhearted angels fallen from grace / Possessed by the search for utter darkness” (“Mourning Palace”).
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