“Oblivion”, seconda fatica sulla lunga distanza dei belgi Emptiness, è un buonissimo album di black/death metal, non eccelso, ma equilibrato e con alcuni spunti decisamente interessanti. I pezzi sono tutti piuttosto brevi e diretti, ma il songwriting riesce ad essere intricato e complesso, con passaggi oscuri e malevoli, nei quali violenza e tecnica si fondono mantenendo costantemente alto l’interesse dell’ascoltatore. Le influenze death e black sostanzialmente si equivalgono, con una leggera prevalenza delle prime sulle seconde, tanto che, in più di una circostanza, questo gruppo mi ha ricordato i francesi Arkhon Infaustus, non soltanto a livello di influenze ma anche per l’alone mistico e l’atmosfera sulfurea che trasuda da ogni singola nota, come del resto per l’uso di un growling malsano che sfocia solo raramente in uno screaming acuto e graffiante. L’elemento black è piuttosto vicino al classico sound “satanico” made in sweden, dal riffing tagliente, ruvido, ma pulito e preciso, grazie anche alla produzione moderna e potente. Da segnalare la presenza di due membri degli Enthroned nella line up, anche se i nostri sono stilisticamente molto distanti dalla band appena citata. “Oblivion” è un album maturo, proiettato verso il futuro, ben concepito ed ottimamente suonato. Peccato soltanto per l’eccessiva monoliticità di alcune soluzioni, altrimenti si sarebbe potuto parlare di un piccolo capolavoro. In ogni caso un lavoro degno di attenzione che potrà dare agli Emptiness la dovuta visibilità.
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