Che straordinario debutto questo “Opus I: The Khaos Hatefile”, primo tassello di un’ambiziosa trilogia nonché esordio discografico per Hate Profile. Il progetto, nato nel 1998, figlio del polistrumentista Amon 418 (Opposite Sides, Hortus Animae), che per l’occasione è stato coadiuvato da GroM (Ancient, Hortus Animae) , fautore di un’ottima prestazione dietro le pelli, si mostra in questa sua prima incarnazione in forma del tutto professionale e impeccabile. Un disco le cui songs sono legate da un filo conduttore musicale e concettuale ben evidente, esplosivo nel suo incedere micidiale, supportato da una produzione corposa, pulita e determinante per la positiva riuscita finale. Le vocals, in uno screaming ferale ed espressivo, sono incastonate alla perfezione nel muro sonoro, ma è il riffing letale e dotato di un’epica venatura che fa da narratore per tutta la durata del lavoro, lasciandosi andare in sfuriate che travolgono l’ascoltatore ma anche in rallentamenti riflessivi e marziali. Piccoli stralci ambient, apocalittici e freddi, si alternano fra i vari episodi e questi ultimi sono tutti degni di nota , legati fra loro, e non lasciano spazio a tracce che si ergono sulle altre. Le gelide chitarre fumano immerse nelle pulsazioni del basso, corpose e piene, e l’intricato drumming, particolarmente secco nel suono e vario nell’esecuzione, completa il binario su cui transita “The Khaos Hatefile”. Opera ammaliante, racchiusa in parti ambientali e acustiche, che non fanno altro che rappresentare la sua degna cornice, aumentando il pathos all’inizio e soffocando il tutto in un’outro di inquietante cyber-ambient. Tutto è curato nei dettagli, dal layout (a cura di Fabban degli Aborym) al concept, dalla mera musica all’esoterica sua trasposizione, nulla è lasciato al caso e il risultato finale è la meritata conseguenza di questi presupposti. Questo album, che sprofonda nell’umida terra, affoga nel fango e assorbe le sue negatività, si eleva fiero in cavalcate epiche e sognanti, avvicinandosi al luccichìo solare, con flash di immagini di un albero morto percorso dal mite vento post-apocalittico: è molto meglio di uscite più blasonate e merita tutto il mio supporto.
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