“Kosmokrator” si presenta come l’ideale successore di quel “Magnificat” che tanto smosse la scena black metal italiana qualche anno fa. Pezzi scritti in passato, ma registrati solo adesso, costituiscono questo disco che rappresentano una raccolta vera e propria. La registrazione, avvenuta in presa diretta a quanto pare, è stata realizzata all’interno di una chiesa consacrata mantenendo, così come avveniva in “Non Dvcor, Dvco”, un suono avvolto dai riverberi naturali della pietra. Quindi per descrivere la proposta si può benissimo prendere in considerazione il suono del penultimo disco, fondendolo con il songwriting di “Magnificat”. Il songwriting è atto a creare un muro dal sicuro impatto, evidenziando un suono pieno e corposo, che si presta ad una musica estremamente veloce e violenta. Le lyrics sono sempre in italiano, seguendo il concept di “Magnificat” risultano essere mai banali, bensì piene di tensione e interessanti come sempre. L’album è costituito da otto tracce: a parte l’introduttiva “L’Inizio”, particolarmente degne di nota sono le successive tre canzoni. “Il Tempio Ad Est” era inizialmente stata scritta per un progetto parallelo di Argento dedito ad un thrash metal abbastanza classico e canonico; la trasposizione Black è ben riuscita e la song è carica di adrenalina, evidenziando un riffing molto interessante, tagliente e veloce. La title track è la migliore dell’intero lavoro: dopo una parte iniziale più cadenzata e riflessiva si parte in una cavalcata marziale davvero micidiale, chitarre taglienti creano atmosfere che fanno da degna cornice per le acide vocals. “Deo Soli Invicto” è particolarmente epica nel suo incedere compatto e si alterna tra parti dove monolitici riff la fanno da padrona e velocissime esecuzioni che si protraggono come a rimarcare lo spirito reazionario dell’album. Cito, infine, la conclusiva “Il Volo Del Bicorne”, che si sviluppa per oltre tredici minuti: l’episodio in questione è ambient monumentale, classico, che sfocia nel drammatico e conclude degnamente il disco. Alla fine, purtroppo, la musica effettiva non è molta, ma la proposta risulta essere indispensabile per non perdere composizioni di cotanto valore. Un disco a conti fatti più simile alla concezione lirico-compositiva degli albori di questo gruppo, non a caso sottotitolato “Magnificat II”, che tuttavia riprende piccoli spunti da “Non Dvcor, Dvco”. Sicuramente questo “Kosmokrator” farà la gioia degli estimatori di questa bella realtà tutta italiana, in attesa del full length vero e proprio che risponderà al nome di “Vltra”.
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