Den Saakaldte è la classica all stars band di estrazione scandinava, composta da musicisti già noti ed affermati nella scena estrema coi rispettivi progetti principali. Nel caso specifico abbiamo, agli ordini del leader Sykelig (già live guitarist con i Gorgoroth), Seidemann (Pantheon I, 1349) al basso, Jormungand (Dødheimsgard) alle tastiere e Niklas Kvaforth (Shining, Funeral Dirge) alla voce. Vi basta? Evidentemente a molti basta perché gruppi di questo tipo, senza nessun demo alle spalle, riescono ad esordire immediatamente con un full length grazie soltanto alla fama degli artisti che li compongono, che tuttavia non sempre è sinonimo di assoluta qualità del lavoro proposto. Senza voler dare giudizi affrettati o superficiali, posso affermare che “Øl, Mørke Og Depresjon” (titolo programmatico che significa pressappoco “birra, oscurità e depressione”) è indubbiamente un’opera prima interessante e ricca di spunti, ma certamente non quel capolavoro che parte degli addetti ai lavori vorrebbe dipingere. I nostri sono fautori di un black metal avanguardistico di stampo progressivo e dalle velleità innovative, che richiama tanto i più recenti DHG di “Supervillain Outcast” quanto, in alcuni passaggi, certe atmosfere stranianti e “cosmiche” targate Arcturus o Ulver. Il riffing, pur nel suo incedere schizofrenico e nervoso, mantiene un impianto tutto sommato fedele ai dettami del black metal di matrice nordica, anche se nella sua forma più “progredita” riconducibile a gruppi come i Solefald o gli ultimi Emperor. Su queste trame fondamentalmente tradizionali, si innestano divagazioni dal sapore industrial o vagamente dark, spettrali inserti di pianoforte e rumori agghiaccianti. La vera forza del disco risiede però, più che in queste sperimentazioni che sanno comunque di già sentito, nella prova vocale di Kvaforth, che sarà anche antipatico a molti (me compreso) a causa di certi suoi atteggiamenti decisamente sopra le righe, ma che sfodera in questa occasione una prestazione davvero convincente, alternando con disinvoltura ed estrema efficacia uno screaming quanto mai disturbante a parti in clean vocals raggelanti e malatissime, come nella suite “Jag Ar Den Fallna” vero manifesto lirico e sonoro della band. Al di là del prestigio dei musicisti coinvolti, che risultano comunque tutti autori di una performance senza sbavature, a questo disco va riconosciuto il merito di descrivere in musica con una certa credibilità stati d’animo legati alla follia e all’instabilità mentale, conducendo l’ascoltatore tra i corridoi freddi e bui di un ospedale psichiatrico. Un buon album, non ai livelli di “Hejdå” dei Woods Of Infinity (band accostabile ai Den Saakaldte per tematiche e feeling), ma meritevole di attenzione.
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