I Nåstrond sono una band svedese che non potrà risultare sconosciuta ai più attenti cultori dell’underground black metal. Attivi fin dai primi anni novanta, i nostri diedero alle stampe nel 1995 “Toteslaut”, il loro esordio sulla lunga distanza, ovvero uno degli album che il sottoscritto considera tra i piccoli capolavori del periodo d’oro del black, pregno di atmosfere magiche, oscure e malate che ad oggi rappresentano il sogno proibito della maggior parte dei gruppi dediti al filone religious. I successivi due lavori, “Age Of Fire” del 1996 e “Celebration Of The Four” del 2004 non furono all’altezza del loro illustre predecessore, pur attestandosi su livelli qualitativamente più che soddisfacenti. Ora il duo proveniente da Goteborg, dopo un periodo di relativo silenzio durante il quale sono stati pubblicati due split in compagnia rispettivamente di Nocternity e Myrkr, ci riprova con questo “Muspellz Synir”, disco ambizioso e complesso che tenta in certa misura di recuperare i fasti del debutto, riuscendo però solo parzialmente nell’intento. Le composizioni si muovono principalmente sui binari di mid tempos claustrofobici ed asfissianti, grondanti di quel feeling mistico e cupo che costituisce il trademark inconfondibile del combo. Non aspettatevi molte sfuriate al fulmicotone, ma piuttosto passaggi lugubri e colmi di pathos orrorifico tratteggiati da linee di chitarra tanto semplici e perfino melodiche quanto sottilmente inquietanti. Ho sempre istintivamente accostato la musica dei Nåstrond all’universo demoniaco evocato dai racconti di H.P. Lovecraft ed il parallelismo può reggere, a mio avviso, anche per questa ultima fatica dei nostri per il mood criptico e polveroso che emana da tutti i pezzi che sembrano costituire altrettanti portali tra la dimensione umana ed altri spaventosi e mostruosi universi che per l’uomo sarebbe preferibile non conoscere. “Muspellz Synir” non è però esente da qualche pecca che ha smorzato i miei iniziali entusiasmi. In primo luogo mi è sembrata sotto tono la prestazione vocale di Draugr, che si produce in uno screaming cavernoso decisamente più canonico rispetto alle urla disumane di “Toteslaut”; inoltre la presenza di qualche filler rende l’album meno incisivo di quanto avrebbe potuto essere, prolungandone forse troppo la durata e diluendo la carica emotiva dell’opera. Buona invece la produzione, gracchiante e maligna quanto basta. Un ritorno con molte luci e qualche ombra questo dei Nåstrond che tuttavia non potrà lasciare indifferenti i fans di vecchia data della band e tutti gli amanti del black metal dalle tinte occulte.
Sign in
Welcome! Log into your account
Forgot your password? Get help
Password recovery
Recover your password
A password will be e-mailed to you.