Cd autoprodotto in edizione limitata a cinquecento copie numerate a mano che fa emergere dal putridume dell’underground questa realtà italianissima (a dispetto dell’uso in alcuni testi, a dir la verità piuttosto incomprensibile per il sottoscritto, della lingua norvegese) che pare confermare i dubbi e le perplessità di alcuni addetti ai lavori sul reale valore e stato di salute della scena nostrana. Gli Orcrist, terzetto formato da Grav alla batteria e percussioni, Bhaal alle chitarre ed alla voce e Lucyfer al basso, propongono un black metal abbastanza scontato e piatto, decisamente derivativo, e riescono a dare tutto il meglio ed il peggio di sé nell’arco delle otto tracce di questo lavoro. L’inizio è piuttosto incoraggiante: “Across Trollheim” è una song dall’andamento lento e cadenzato, di chiara matrice burzumiana, che esplode nella parte centrale in un break veloce che sembra davvero trasportare l’ascoltatore nel bel mezzo di una tempesta di ghiaccio tra foreste e lupi; ancora meglio la successiva “Their Simbol, A Cross”, pezzo marcio e freddo dal mood ipnotico, con una voce quasi cantilenante, che ricorda a tratti il miglior Satyr del primo periodo. In “Red Tainted Troll’s Axes” vi è un inserto di tastiere da brivido che crea un’atmosfera gelida e claustrofobica assolutamente calzante. Poi, improvvisamente, il nulla. La band si appiattisce in modo preoccupante sugli stilemi dei primi tre pezzi ripetendoli all’infinito e cadendo nella trappola di un minimalismo portato all’eccesso e fine a sé stesso. Risultati ancora meno esaltanti il gruppo raggiunge quando si lancia in assalti sonori all’arma bianca, come in “Wicked Goblins” o nella conclusiva “Det Kedenske Norge”, in cui il suono altissimo delle chitarre ed una produzione decisamente troppo impastata ed inadeguata penalizzano ulteriormente songs già di per sé abbastanza scadenti. Si salva soltanto “Blood”, dotata di un buon riff, che recupera il mood oppressivo e decadente tanto caro ai ben più dotati e blasonati Khold. Evidentemente i Nostri hanno voluto forzare i tempi pubblicando a tutti i costi un full lenght (probabilmente un concept ispirato dalle leggende sui trolls, ma anche qui il discorso non viene sufficientemente sviluppato) quando forse sarebbe stato meglio un mini cd con pezzi più curati e meglio registrati. Alcune songs sembrano davvero essere dei meri riempitivi. Per ora una sufficienza risicata e d’incoraggiamento.
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