Neckar è una one-man band di Cremona, e il demo in questione contiene 4 brani concepiti e registrati in periodi diversi. Una proposta disomogenea e intimista, quindi, che si pone automaticamente nella fascia più underground di questa musica. Nonostante le premesse non ambiziose della band, questo demo ha degli aspetti empatici interessanti. Il punto di forza della musica proposta, difatti, è il suo sapore suggestivo, che riesce a evocare freddo e allo stesso tempo poesia. Il tutto, va sottolineato, con pochissimi mezzi a disposizione. Difatti la registrazione è totalmente grezza e amatoriale, fatta in una stanza con un amplificatore e poco altro; per la batteria è stata utilizzata una drum machine. Sotto questo punto di vista è stato giustamente utilizzato un drummig molto discreto, che resta nello sfondo della musica, come una tempesta di neve, in pieno stile darkthroniano, almeno quello di un tempo. In un certo senso sembra di ascoltare un punto di incontro tra i Drudkh e gli Ulver (quelli vecchio stile). Le chitarre acustiche e i sintetizzatori arricchiscono la proposta di interessanti divagazioni. La maggior parte dei brani hanno una durata importante, e si sviluppano in un turbine ossessivo attraverso divagazioni e sfumature impercettibili. Le vocals non sono utilizzate se non come un lontano sussurro \ lamento, e lasciano quasi completamente spazio alla musica. Insomma, da questa grezza perla si può tirare fuori prima di tutto una sincerità compositiva e stilistica evidente, in secondo luogo si notano, con un orecchio attento, delle grandi capacità di arrangiamento, che vengono solamente coperte dalla produzione approssimativa. E nel suono di scarsa qualità vengono fuori soluzioni convincenti, che stupiscono per semplicità e efficacia. Questo demo, dunque, porta alla luce un progetto dalle grandi potenzialità. Un progetto che se portato avanti con determinazione può portare a risultati interessanti. Oltre a questo, Neckar dimostra che anche con pochi mezzi si può creare qualcosa di buono, se si hanno le giuste idee. Il disco si conclude con un pezzo melodico e ambientale, a chiudere un’uscita che vale la pena ascoltare.
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