Tornano i blackster americani Kult ov Azazel, che con questo “Oculus Infernum” proseguono il discorso intrapreso nel precedente “Triunph of Fire”. Secondo il mio modesto parere l’America non si è mai distinta per qualità in ambito Black (a parte alcune piacevoli eccezioni), soprattutto per la mancanza di quelle atmosfere sinistre che solo la Tradizione europea può donare. Ascoltiamo quindi (come stupirsi) un cd violento e “on your face”. L’album è ben curato esteticamente, il gruppo dimostra di aver ben assimilato i dettami del manifesto Black. Ovviamente il concept lirico si indirizza su lidi anti-cristiani e satanici. Come già detto questo album può essere sintetizzato come pura violenza sonora, il tutto condito con i classici riff pseudo-melodici che tanto vanno di moda negli USA (chi ha detto Abazagorath?). Il problema di questo “Oculus Infernum” è che, nonostante il livello generale sopra la sufficienza, viene evidenziata una mancanza di idee molto marcata. Tutte le canzoni si assomigliano e nessuna la spunta sulla altre. Io citerei “Invocking The Infernal Majesty”, essendo uno dei pochi attimi in cui vengono dipinti riff cadenzati ed inesorabili. Tre minuti in cui aleggia nell’aria un’ottima atmosfera, questo nero cristallo di emozioni va in frantumi quando parte il muro sonoro che ci accompagna verso la conclusione della song. Un altro episodio che definirei felice è “Mark Of The Devil”, nella mediocrità generale il riff iniziale è a dir poco geniale. Un inizio malinconico e con quel tocco di melodia che te lo imprime a fuoco nella mente, peccato che il buono spunto iniziale si perda poi nell’anonimato del resto della song. L’album si chiude con “Perpetual Demise Of The Bastard Son”, che non aggiunge nulla a quello già detto nella musica proposta precedentemente. Alla fine non può che rimanere evidente come i Nostri non vogliano assolutamente dire qualcosa di nuovo o di innovativo. Un album piatto ma violentissimo, senza compromessi attitudinali ma con melodie abbastanza “orecchiabili”. Visti questi difetti vi chiederete perchè quel 7 come voto… beh, bisogna dare il merito ai “Kult ov Azazel” di credere in quello che fanno. La rabbia riversata nei timpani dello sventurato ascoltatore, anche se scomposta e banale, ci garantisce un lavoro godibile. Ovviamente destinato solo ai blackster più incalliti per il nero verbo satanico. Mazzata.
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