Tornano i norvegesi Keep Of Kalessin, fautori da sempre di un ferale e brutale black metal, i nostri si erano presentati nel lontano 1997 con un piccolo capolavoro di black moderno, quel “Through Times Of War” che si fa ancora apprezzare oggi per la sua freschezza compositiva. A seguire un altro discreto disco, “Agnen: A Journey Through The Dark”, che decretò il momentaneo scioglimento del gruppo. Dopo l’ep successivo alla reunion, dove spicca la presenza di grandi nomi (che non fanno più parte della line-up attuale) come quelli di Attila Csihar e Frost, i Keep Of Kalessin si presentano con una formazione rinnovata assieme alla loro terza ed ultima fatica: “Armada”. Il disco mette subito in evidenza il classico sound epico e violento dei nostri, questa volta con molti pezzi direttamente riconducibili alla scuola thrash ottantiana. Il riffing è tagliente, l’andamento dinamico e spesso i riff thrasheggianti sono proposti ad una velocità di esecuzione davvero alta. Le composizioni sono intricate e propongono stralci acustici e melodici che enfatizzano bene le ricche parti dove la furia cieca fa da padrona. Molto intelligente l’utilizzo delle vocals che si presentano come una fusione tra lo screaming ed il cantato pulito ed epico, una via di mezzo melodica ma brutale. Non mancano le parti dove il versatile singer si lascia andare al solo cantato pulito o altre, particolarmente d’impatto, dove si esibisce nel più estremo degli screaming, in puro stile black. Dopo un inizio fatto di due ottimi pezzi come “Crown Of The Kings” e “The Black Uncharted” si passa ad una parte centrale dove predomina la venatura thrash, con una perdita di tensione emotiva e vena epica non indifferente: un piccolo calo rispetto ad un inizio ricco di pathos e drammaticità ma un tasso di violenza molto elevato. Soltanto la traccia conclusiva riprende lo stile inizialmente accantonato, dimostrandosi pezzo di indubbio valore. Il lavoro è supportato da una buona registrazione, non potentissima per quanto riguarda il suono delle chitarre ma abbastanza nitida e professionale da conferire un suono degno ad un lavoro di questo calibro. Per molti aspetti “Armada” ricorda “Beyond The Apocalypse” dei 1349. Buona la prestazione dei musicisti; forse il voler mettere troppa carne al fuoco renderà il lavoro un po’ ostico ai primi ascolti, ma ciò garantisce una longevità del prodotto superiore alla media. La vena melodica è ben fusa con l’esecuzione violenta e tagliente e questi due aspetti si alternano durante lo scorrere dei pezzi. Se amate queste proposte intricate, molto varie a livello compositivo e dove si esibisce una musica direttamente figlia del metallo estremo classico, allora questo “Armada” farà sicuramente al caso vostro. L’album si attesta su buoni livelli, peccato per alcuni pezzi nella parte centrale un po’ ripetitivi nel riffing e per delle composizioni che non riescono sempre a giustificare la loro complessità, altrimenti “Armada” sarebbe stato capolavoro e rivelazione di questo 2006. Nonostante ciò, l’armata Keep Of Kalessin, con qualche incertezza, riesce ad annientare il nemico e a tornare in patria vittoriosa.
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