Seconda prova sulla lunga distanza per gli svedesi Nidsang, “Into The Womb Of Dissolving Flames”, che segue a ben sei anni di distanza l’ep “Streams Of Darkness”, è un concentrato di puro ed incontaminato swedish black/death metal, nella migliore tradizione che fa capo ai vari Naglfar, Dawn, Dark Funeral, Sacramentum e Setherial. Come i gruppi citati i nostri mescolano sapientemente furia brutale e sinistre melodie, in un malsano equilibrio, esaltato in questo caso dalla produzione praticamente perfetta – potente e sulfurea allo stesso tempo – targata Necromorbus Studios. L’opener “Black Void Revelations” colpisce per l’impatto devastante e, nei suoi oltre sette minuti di durata, mette immediatamente in mostra le caratteristiche essenziali del songwriting dei nostri, che si ripeteranno pressoché immutate nel corso dell’album: diabolici intrecci chitarristici, cesellati da un basso presente e ben udibile; una cascata continua di blast beats che si susseguono come colate laviche con chirurgico puntiglio; un cantato rauco e tagliente come lama di rasoio. Nulla di particolarmente innovativo, intendiamoci: i Nidsang tuttavia riescono a mantenersi ispirati ed a reiterpretare con la necessaria personalità i luoghi comuni più tipici della scuola svedese, costruendo una manciata di canzoni sospese tra assalti frontali ed atmosfere infernali e risultando completamente a proprio agio sia nei momenti più diretti, veloci e forsennati (“The Gathering Shadows”), sia nei mid tempos più cadenzati e marziali (“Layil”), sia nei pezzi più strutturalmente complessi e meno immediati (la conclusiva “Abysmal Origins”, nella quale la band dà prova di doti tecniche invidiabili). I Nidsang sembrano non voler inflazionarsi: poche produzioni con l’intento di privilegiare la qualità rispetto alla quantità. Il risultato è di tutto rispetto: “Into The Womb Of Dissolving Flames” è un disco che riporta alla mente i fasti di un “Vittra” o di un “Slaughtersun” e che non potrà non piacere ai molti sostenitori delle sonorità made in sweden.
