Dopo ben cinque lavori sulla lunga distanza pubblicati nell’arco di sei anni, che hanno permesso ai nostri di conquistare rapidamente una posizione di assoluto spicco nell’ambito del panorama viking/folk/black, giunge anche per i finlandesi Moonsorrow l’ora dell’ep, anche se questo “Tulimyrsky” (“tempesta di fuoco”, come quella rappresentata nel retro dell’artwork) per il suo minutaggio complessivo, può tranquillamente essere considerato un full length a tutti gli effetti. L’omonima, monumentale traccia della durata di circa mezz’ora che occupa la prima parte di questa release rappresenta probabilmente il pezzo più complesso e ambizioso mai concepito e composto dal quintetto di Helsinki. La band dei fratelli Sorvali costruisce continui intrecci chitarristici, recuperando in parte la violenza espressiva e la furia di un album come “Voimasta Ja Kunniasta” e tessendo partiture viking che strizzano l’occhio ora ai Bathory più epici, ora ai Falkenbach e a tutta la tradizione pagan di scuola teutonica. In quest’ottica un ruolo fondamentale è giocato dalle tastiere, maestose e ridondanti quando serve, atmosferiche e minimali in altri frangenti. La song si snoda attraverso vari episodi separati da parti narrate in clean vocals e, nonostante la poderosa realizzazione, riesce a non stancare l’ascoltatore, risultando fresca e primitiva nel suo incedere ora bellicoso ora riflessivo e tragico. Nel disco trovano spazio anche la riedizione di due vecchi brani dei nostri, “Taistelu Pohjolasta”, apparso originariamente nel demo “Tämä Ikuinen Talvi”, e “Hvergelmir”, risalente addirittura ai tempi di “Metsä”, secondo demo della band. I pezzi sono stati completamente riregistrati con l’aggiunta di cori potenti ed un suono più curato e profondo maggiormente in linea con l’attuale stile dei finnici, senz’altro meno grezzi e più “pomposi”. Molto particolari le due cover, “Back To North” dei Merciless, rivista e corretta alla luce della sensibilità dei nostri e “For Whom The Bell Tolls” dei Metallica, completamente stravolta rispetto all’originale. Fa un certo effetto riascoltare un classico del thrash metal riletto senza compromessi in chiave epica, ma il risultato finale non è affatto disprezzabile. “Tulimyrsky” costituisce qualcosa in più di un semplice antipasto in vista del prossimo album: è l’ennesima conferma delle potenzialità di un gruppo pienamente consapevole dei propri mezzi e all’apice della creatività.
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