Mortiis + Nibiru + 5Rand + Suite Noire @ Officine Sonore (Vercelli) – 25/05/2018
Serata abbastanza particolare quella che ci offrono le Officine Sonore di Vercelli, con la presenza di gruppi e realtà di generi disparati, anche molto distanti tra loro e, soprattutto, con l’unica calata italiana dopo molti anni del folletto norvegese Håvard Ellefsen (qui l’intervista rilasciata al nostro portale qualche tempo fa), che sta portando in giro per il mondo in versione integrale “Ånden Som Gjorde Opprør”, di cui potete leggere la recensione al seguente link, da molti considerato il lavoro più rappresentativo della così detta Era1 del progetto Mortiis ed uno dei capostipiti indiscussi del dungeon synth.
Il locale non è di grandi dimensioni ma appare adatto ad ospitare eventi di questo tipo ed infatti di recente ha visto esibirsi sul proprio palco gruppi piuttosto importanti come Gorgoroth, Ragnarok e Marduk.
Si inizia con SUITE NOIRE, progetto solista di Hypnos (ex Thee Maldoror Kollective), che ci propone un set di mezz’ora circa di drone-noise-ambient minimale e rumoristico. Probabilmente non si tratta di un genere molto adatto ad essere suonato in sede live ma in ogni caso il pubblico, già piuttosto abbondante, viene immerso in un’atmosfera alienante ed apocalittica, anche grazie alle inquietanti immagini in bianco e nero che scorrono sullo schermo posto alle spalle del nostro.
È quindi la volta dei romani 5RAND, gruppo capeggiato dalla front woman Julia Elenoir, che ha pubblicato nel 2017 il proprio debutto sulla lunga distanza, “Sacred/Scared”, via My Kingdom Music. La loro musica è una sorta di ibrido death/thrash melodico dal piglio groovy, molto anni novanta, sulla scia di Arch Enemy e simili, per rendere l’idea: un genere che personalmente non ho mai apprezzato più di tanto. Ovviamente si tratta di un mio gusto personale, che non inficia la prova del gruppo, molto muscolare ed energetica, grazie anche a suoni abbastanza potenti e alla voglia della band di coinvolgere i presenti.
Si cambia completamente scenario musicale con i torinesi NIBIRU, fautori di un doom/sludge con elementi drone e psichedelici davvero pesantissimo ed alienante. Il palco è illuminato da una luce rossa cupa e sulfurea e fasci di laser partono a intermittenza verso il pubblico, aumentando il mood rituale e inumano che trasuda dalla musica. Le note sono trascinate e torturate, così come le vocals, in un growling disperato che evoca demoni da un’altra dimensione, la chitarra è violentata e maltrattata a dovere, mentre la batteria scandisce, all’unisono con le pulsazioni profonde del basso, i battiti ritmici del cerimoniale. Le canzoni sono lunghe e paludose, suonate una dopo l’altra senza soluzione di continuità e con buona presa sul pubblico, che resta inevitabilmente intrappolato nella ragnatela intessuta dal trio nostrano con lenta e metodica precisione, nonostante qualche evidente problema di resa sonora (il suono della chitarra è stato, per buona parte del concerto, altissimo e troppo distorto, tanto da risultare a tratti addirittura fastidioso).
Chiude la serata MORTIIS. Il palco è allestito in modo semplice ma affascinante, con le tastiere al centro e due enormi stendardi ai lati, il tutto immerso in luci blu elettrico e in tanta, tantissima nebbia (pure troppa, a dire la verità!). Il nostro si posiziona allo strumento con costume e maschera da stregone e, senza troppe cerimonie, inizia l’esecuzione dei due brani che compogono “Ånden Som Gjorde Opprør” che, come detto, viene eseguito per intero, anche se i pezzi vengono proposti in una versione leggermente differente rispetto a quella originale, con l’eliminazione delle parti recitate (in realtà molto limitate) ed arrangiamenti un po’ diversi, più magniloquenti e pomposi, e con qualche inserto elettronico in più a fare da sottofondo alle melodie del sintetizzatore, che restano le assolute e indiscusse protagoniste dello spettacolo. Uno spettacolo che sta riscuotendo un buon riscontro a ogni data, che forse neppure lo stesso Håvard si aspettava quando lo propose per la prima volta al concerto celebrativo del trentennale della Cold Meat Industry. L’uditorio è immerso in un’atmosfera fantastica e onirica, trasportato per quasi un’ora in un universo popolato di troll e folletti maligni, tra incantesimi, battaglie, draghi mostruosi e oscuri presagi, quell’universo reso celebre, con sfumature diverse, dalle saghe di Tolkien e Howard e da Dungeons & Dragons, che Mortiis riesce perfettamente a rievocare e a rendere vivido nell’immaginazione dell’ascoltatore, come la colonna sonora di un film fantasy, attraverso poche e semplici note. Nonostante il minimalismo della proposta il concerto scorre fin troppo veloce e al termine sono in molti a chiedere un bis che, putroppo, non arriverà. Un concerto da ricordare ed unico nel suo genere, che quasi certamente non verrà ripetuto, almeno in Italia, graziato tra l’altro da suoni ottimi.