Seconda fatica sulla lunga distanza per i transalpini Orakle, band attiva dal lontano 1994, giunta all’esordio nel 2005 con l’album “Uni Aux Cimes”, dopo la consueta trafila di demo ed ep. In un panorama black variegato e multiforme come quello francese, i nostri sono da sempre ortodossi alfieri di sonorità sinfoniche di stampo tradizionale, che in questo “Tourments & Perdition” trovano la loro miglior forma espressiva, grazie anche ad una registrazione sufficientemente limpida e potente. L’intento degli Orakle è quello di creare atmosfere oniriche e fredde, conducendo l’ascoltatore attraverso paesaggi cosmici dipinti con linee di tastiera piuttosto sobrie e nitide. Quasi mai vi sono orchestrazioni magniloquenti né eccessi barocchi; infatti più che ai connazionali Seth e Anorexia Nervosa, i tappeti tastieristici presenti in questo album sono riconducibili ai primi lavori degli Arcturus e, a tratti, ai Funeris Nocturnum e agli Alghazanth. Gli Orakle riescono però di rado a risultare realmente geniali, limitandosi a dar vita a composizioni quadrate e abbastanza coinvolgenti per gli estimatori del genere, ma nulla più. Questo accade anche perchè il lavoro egregio compiuto alle keyboards dal leader e singer Achernar non è accompagnato da un altrettanto valido guitarwork: le due chitarre di Etienne e Amar Ru, oltre ad avere un suono non proprio ottimale, si lasciano troppo spesso andare a soluzioni ripetitive e davvero scontate per chi da tempo segue il filone sinfonico. In definitiva ci troviamo di fronte ad un disco che raggiunge una piena sufficienza, con canzoni ben concepite e ben suonate, ma che non fa certamente gridare al miracolo, pur lasciandosi ascoltare in un periodo non certo di splendore per il symphonic black metal. Se questo album fosse stato pubblicato nella seconda metà degli anni novanta molto probabilmente avrebbe, a torto o a ragione, incontrato maggiori consensi.
