Non è decisamente un periodo d’oro per il black metal sinfonico. Questo “Bloodfall Of Flesh”, quarto album degli ucraini Capitollium, ne è l’ennesima dimostrazione. I nostri non sono certo una band di primo pelo, essendo attivi dal 2001 ed avendo, come detto, diverse uscite alle spalle, ma, nonostante ciò, non riescono assolutamente ad interpretare in modo convincente e personale un genere che sembra ormai condannato alla deriva del barocco e dell’accademia. La musica dei Capitollium è lontana anni luce dalle atmosfere lugubri e malefiche dei russi Ashen Light (per citare un gruppo dedito allo stesso genere e proveniente dalla medesima area geografica), e si avvicina pericolosamente, produzione a parte, agli ultimi lavori targati Dimmu Borgir. Molti pezzi sono dunque giocati su un riffing a metà strada tra black e death e l’elemento sinfonico si concretizza in tappeti tastieristici dall’andamento orchestrale piuttosto prevedibile, che a volte sovrastano a volte sottolineano il lavoro delle chitarre. Finché l’ispirazione si mantiene sufficiente, il risultato, benché assolutamente poco originale, risulta anche apprezzabile: è il caso dell’opener e della successiva “Nihil Versus Dei”. Le restanti canzoni denotano purtroppo cadute di tono sempre più evidenti, con momenti di fiacca che si dilatano e la noia che si impadronisce inesorabilmente dell’ascoltatore. Fino all’abominio conclusivo: l’orribile e inutile cover dei Behemoth (ma perché stuprare in modo tanto indegno uno dei pezzi migliori del periodo mediano della band polacca?) e la ghost track “Open The Gates”, guazzabuglio techno/elettronico assolutamente sconclusionato e indigesto. Il voto è arrotondato per eccesso.
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