Prima uscita vera e propria per i norvegesi Beastcraft, band che ci propone un “true norwegian black metal” realmente legato alle radici più primordiali e perverse del genere. Le maggiori influenze che vengono alla mente sono quelle di “De Mysteriis Dom Sathanas” dei Mayhem e “Under A Funeral Moon” dei Darkthrone. Non a caso prendo due dischi di qualità compositiva molto simili, dove il guitar work raggiunge apici di cattiveria elevatissimi. A livello di produzione, la sporcizia che viene fuori dalle casse durante l’ascolto di questo “Into The Burning Pit Of Hell” (uscito nel 2005 per Desastrious Records e ristampato l’anno successivo dalla BlackSeed Productions) è sicuramente di molto superiore a quella presente nei succitati capolavori, conferendo all’opera un ulteriore tocco underground disturbante. Il riffing necro e molto old school si alterna alle parti più spiccatamente fast, riportando alla mente ancora una volta i primi Darkthrone. La registrazione, come detto impastata e pessima, riesce a donare al disco un’atmosfera aliena e fredda. Sicuramente una scelta del genere rende l’uscita più elitaria, nascondendo moltissime piccole sfumature che vengono fuori soltanto in un secondo momento, dopo numerosi ascolti. La musica risulta molto compatta ed omogenea, non perdendosi in divagazioni sperimentali poco significative o in soluzioni fuori contesto. Questa staticità stilistica di fondo ai giorni nostri potrebbe essere vista come una mancanza di iniziativa, sta di fatto che però questo “Into The Burning Pit Of Hell” riesce a farsi ascoltare e a risultare incisivo pur nella sua disarmante prevedibilità. Non mancano i momenti più oscuri e rallentati, tra gli attacchi frontali di grezzissimo black d’annata senza compromessi, il tutto racchiuso in una dozzina di pezzi che superano a stento la mezz’ora di durata. Il disco risulta quindi immediato, necro in ogni singola nota e totalmente debitore ad una concezione di musica senza la minima apertura a soluzioni estranee. Magari i nostri saranno arrivati un po’ in ritardo, ma le caratteristiche riconducibili ai mostri sacri del genere ci sono tutte e qui vengono anche reinterpretate con la giusta dose di personalità. Se cercate un disco di black metal strenuamente attaccato alla vecchia scuola norvegese, suonato con lo stesso spirito degli anni novanta, allora non lasciatevi scappare questa uscita che trasuda odio per tutta la sua durata.
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